Cannabis Club a Milano? Ennesima bufala!

Da qualche giorno si sta diffondendo sul web che tra poco a Milano aprirà il primo cannabis social club, ma, è l'ennesima bufala.



Da dolcevitaonline - Forse per il gusto di avere qualche click in più sul proprio sito, o forse con l’obbiettivo ancora meno nobile di creare disinformazione ad arte, è stata diffusa l’ennesima notizia completamente falsa sull’argomento cannabis. 
Dopo l’annuncio (falso) dato da testate giornalistiche nazionali nei giorni scorsi della depenalizzazione della coltivazione personale di cannabis, sta girando in rete un’altra bufala, alla quale i giornaloni non hanno abboccato, ma che è stata talmente condivisa sui social network da essere stata riportata anche all’estero.

La notizia, diffusa dal sito Corrieredellanotte.alteravista.org e ripresa da altri siti, blog e pagine Facebook, dice che il 18 maggio a Milano aprirà un Cannabis Social Club e si chiamerà “Cannabis and Peace”. Secondo quanto scritto nell’articolo: “Con l’ultimo decreto legge del governo Renzi è stata concessa l’apertura del primo Cannabis Social Club d’Italia”. E’ una palla colossale che contiene due diverse bugie. Innanzitutto non c’è stato nessun decreto del governo in questo senso. L’unico decreto discusso nei giorni scorsi è stato il decreto Lorenzin che ha confermato l’inserimento della cannabis in tabella II, mossa quasi doverosa dopo che la Corte Costituzionale ha dichiarato incostituzionale la legge Fini-Giovanardi che invece la equiparava alle droghe pesanti.



La seconda bugia riguarda il fatto che in Italia non esista un Cannabis Social Club. Esiste ed è un’associazione chiamata LapianTiamo (leggi qui il loro comunicato), che ha sede a Racale, in Puglia, e che noi come Dolce Vita, sosteniamo dalla nascita. Non si stratta, come accade ad esempio in Colorado, dove la cannabis è stata legalizzata anche a livello ricreativo, di un posto dove tesserarsi e consumare cannabis in libertà: nel nostro Paese non è permesso dalla legge. Si tratta invece di un’associazione, fondata da due ragazzi affetti da sclerosi multipla, che lottano per il diritto dei malati di poter aver libero accesso ai farmaci a base di cannabis. Il loro progetto, partito in sordina, ha piano piano conquistato le istituzioni locali e regionali, nel tentativo di fare approvare una legge che permetta la produzione di cannabis terapeutica senza doverla per forza importare dall’estero come avviene attualmente. Oggi infatti, anche nelle Regioni italiane dove la cannabis terapeutica è riconosciuta come trattamento, il problema per i pazienti rimane l’importazione del farmaco che raramente viene rimborsato dalle Asl ed ha un costo che si aggira intorno ai 35/40 euro al grammo: un paziente arriverebbe a spendere in media 40mila euro all’anno per la terapia.
Ci dispiace dover ogni volta smorzare gli entusiasmi del web, soprattutto riguardo a notizie che, nel caso fossero vere, saremmo i primi a volervi raccontare. Ma se l’obbiettivo è il cambiamento, prima di tutto culturale e di mentalità, l’informazione corretta è la prima arma da comprendere ed utilizzare.

Marijuana per scopi terapeutici: forse si potrà coltivare anche in Italia.

Dal Ministero della Salute arrivano importanti segnali di apertura per la coltivazione di cannabis e la produzione di farmaci cannabinoidi all'interno del Paese.


I pazienti che oggi hanno bisogno di curarsi con la marijuana terapeutica possono arrivare a spendere anche 40 euro al grammo e ben 700 euro per un solo mese di terapia. La causa di questi costi eccessivi – per pagare una sostanza naturale che in sé non implicherebbe particolari difficoltà di coltivazione e di produzione – è il fatto di dover importare i farmaci dall’estero. Nel nostro Paese, infatti, pur essendo stata autorizzata dal 2006, la cannabis terapeutica non viene coltivata all’interno del territorio e i medicinali a base di cannabinoidi arrivano dall’Olanda.

Attualmente la coltivazione della marijuana per scopi scientifici è stata concessa soltanto al Cra (Consiglio per la ricerca e la sperimentazione in agricoltura) di Rovigo, affinché ne vengano studiati gli effetti terapeutici sull’organismo in diverse patologie. Per assurdo, però, dopo aver effettuato le varie osservazioni, questi laboratori sono obbligati a distruggere tutta la produzione di cannabis a causa di una normativa che oramai è del tutto inadeguata.
Ecco perché il consigliere regionale della Toscana Enzo Brogi (Pd) ha espressamente chiesto al Ministro della salute Lorenzin e al Ministro della difesa Pinotti di attuare la sua proposta, ovvero quella di autorizzare due centri di ricerca nazionali eccellenti, il Cra e l’Istituto chimico farmaceutico militare di Firenze, a produrre per l’Italia la cannabis terapeutica necessaria alla realizzazione di farmaci simili al Sativex o al Bedrocan, utilizzati nella cura di alcune malattie come ad esempio la sclerosi multipla.

Il Ministro Beatrice Lorenzin, in risposta all’appello di Brogi, ma anche alla petizione sulla stessa questione arrivata dal presidente della Commissione per i Diritti Umani, Luigi Manconi, ha mostrato di essere innanzitutto consapevole dei benefici che si possono trarre dalle terapie a base di cannabinoidi, e aperta alle varie proposte per trovare una soluzione per tutti pazienti che necessitano di questi farmaci, anche con la collaborazione dell’Aifa.
La Ministra, tuttavia, ha sottolineato che c’è bisogno anche di chiarezza sulla questione, facendo ben distinzione tra la cannabis fumata a scopo ricreativo e la marijuana terapeutica ad uso farmaceutico e farmacologico. La produzione deve quindi essere fatta in modo controllato e rigorosamente monitorato e la cannabis deve essere trattata come un farmaco.




In Uruguay la marijuana a un dollaro al grammo.

Marijuana a un dollaro al grammo.



In un lontano Paese alla fine del mondo, il sogno dell’antiproibizionismo si sta realizzando. Il parlamento del piccolo Uruguay, infatti, ha approvato la legalizzazione della marijuana per togliere una fetta di guadagno alle mafie e strappare i consumatori dalla condizione di illegalità.


L’Uruguay che ha legalizzato la marijuana ha compiuto un passo da gigante, anticipando una decisione che – per forza di cose – prima o poi dovrà essere presa da tutti per debellare le mafie, che non soltanto delinquono e inquinano la società, ma sono diventate veri contropoteri antagonisti della democrazia.

In Uruguay la marijuana di Stato costerà un dollaro al grammo e i proventi andranno a sostenere il welfare. Una decisione coraggiosa del Presidente José Mujica, ex guerrigliero che scontò 15 anni nelle galere della dittatura militare e che oggi lancia una sfida al mondo e ai cartelli della droga. In Europa ci sono stati diversi tentativi di affrontare con razionalità questo problema, dalla riduzione del danno con l’eroina alle legalizzazioni della produzione o dell’uso della cannabis. Manca un coordinamento, manca una direttiva che stabilisca anzitutto che è lecito, e anzi auspicabile, cominciare per legalizzare l’uso terapeutico della cannabis, per poi liberalizzarne il consumo in generale.

Un segnale forte nei confronti delle narcomafie che si arricchiscono nell’illegalità e un incasso mancato per gli Stati che potrebbe essere riutilizzato anzitutto nella lotta contro i cartelli delle droghe e per la cura delle tossicodipendenze. In un continente nel quale l’alcool, il tabacco e il gioco sono gestiti dagli Stati, non si capisce perché si continui a fare questo regalo alle mafie. Non è questione di ideologie o di opinioni, è solo buon senso. A questo dovrebbe servire la politica e questo vogliamo fare, con coraggio e razionalità.

Come scrisse anni fa uno dei grandi scrittori uruguayani, Eduardo Galeano, l’utopia serve a camminare senza perdere l’orientamento. Il piccolo Uruguay, patria di tangueros, calciatori e romanzieri, si è permesso di raggiungere l’utopia dell’antiproibizionismo, ricordando a tutti noi la direzione verso la quale camminare.




In Campania proposta di legge per la cannabis terapeutica.

Cannabis per uso terapeutico, arriva una proposta di legge in Campania.


Prende spunto dal modello abruzzese la proposta di legge regionale sulla disciplina di medicinali cannabinoidi per finalità terapeutiche, presentato dal gruppo del Partito Socialista Europeo in consiglio regionale, su proposta di Radicali Salerno 'Maurizio Provenza'.

Oggi a palazzo di città, nella sede del gruppo consiliare socialista, il primo firmatario della proposta di legge, il consigliere regionale, Gennaro Mucciolo, assieme al segretario Radicali Salerno Associazione 'Maurizio Provenza', Donato Salzano, ha illustrato le finalità della proposta di legge che è racchiusa in otto punti.

«L'avvio del trattamento può avvenire - ha detto Gennaro Mucciolo - sia in ambito ospedaliero o in strutture accreditate, sia in ambito domiciliare. Per quanto riguarda i costi la proposta di legge prevede l'intera copertura finanziaria del Servizio Sanitario Regionale». Al momento nella relazione finanziaria per gli anni 2014 e 2015 è prevista una copertura di 50 mila euro. Per gli anni successivi è previsto un apposito capitolo di bilancio. Mucciolo ha anche ricordato che « in attesa che si avvii l'iter legislativo saranno disposte le audizioni in Commissione Sanità con tutti i soggetti interessati al problema».

Donato Salzano segretario dei Radicali Salerno Associazione 'Maurizio Provenza' ha posto l'accento sul tipo di cannabinoide che viene utilizzato per uso terapeutico. 'Si tratta di cannabis sativa - ha detto - che è completamente differente dalla cannabis indicà. Salzano ha anche annunciato la nascita del «Salerno cannabis club» al quale potranno aderire disabili ed ammalati«. All'incontro di oggi ha preso parte anche Mariangela Perelli, presidente d'onore della cellula Luca Coscioni di Salerno, che ha portato la propria testimonianza sull'efficacia dei medicinali cannabonoidi».

Sono una vittima di un pirata della strada - ha raccontato - e da 22 anni sono relegata su una sedia a rotelle. Oggi per lenire il dolore sono costretta a ricorrere a 120 mg. giornalieri di ossicodone (morfina sintetica). Dieci anni fa per le gravi lesioni riportate sia in una clinica svizzera sia in un'altra tedesca - ha detto - ho provato un farmaco cannabonoide prodotto in Gran Bretagna. Devo dire che era un'ottima alternativa alla morfina e non creava effetti collaterali. Spero che questa legge passi al più presto».




A rimini i semafori di marijuana.

Burla ai semafori riminesi: i vigli urbani corrono ai ripari




RIMINI - Una burla mette in imbarazzo il Comune di Rimini: i semafori delle intersezioni stradali sono stati “taroccati” in modo da dare un messaggio a favore delle droghe leggere. 
Ieri mattina molti cittadini sono rimasti sorpresi nel vedere il verde dei semafori truccato con l’immagine classica di una foglia di marijuana. 

Il tutto realizzato in pochi secondi, è bastato dare sopra il verde una spruzzata di spray nero con i contorni della foglia. E così alla vista dei veicoli in transito, il segnale di “via libera” viene associato alla droga leggera libera. Esclusi dalla burla i semafori pedonali e quelli che danno l’indicazione della direzione con una freccia. Inviandoci la foto che vedete in pagina, un lettore ha commentato ironicamente: “La nostra città crea occasioni per tutti i giovani che vogliono trasgredire. Venite a Rimini”. “Abbiamo avuto la segnalazione stamattina - ci ha detto ieri pomeriggio al telefono il comandante della polizia municipale Vasco Talenti -, abbiamo già allertato chi di dovere per ripulire i semafori. Stiamo monitorando tutti gli impianti per individuarli”. L’operazione sarà fatta da Anthea e EnelSole. “Ci sono un po’ di buontemponi in giro”, commenta il comandante di via della Gazzella minimizzando l’accaduto.



In Colorado i distributori automatici di marijuana.

USA - Cannabis legalizzata. Distributori automatici in Colorado


Il Colorado avrà presto anche i distributori automatici di marijuana, dopo aver legalizzato l'uso della cannabis a scopo ricreativo. 
L'azienda American Green ha realizzato una macchina chiamata Zazz, che sarà presto disponibile per gli utenti; la prima sarà posizionata venerdì all'interno di un dispensario di Eagle-Vail, dopo il debutto all'esterno di un ristorante di Avon. 
La macchina prevede che il consumatore introduca la sua patente, per verificare l'identità e gli anni dell'acquirente, controllato dalle telecamere dello stesso distributore, "per permetterci, grazie ai dati biometrici, di essere assolutamente certi che la persona che passa il documento corrisponda alla proprietaria" ha spiegato Stephen Shearin, dell'azienda American Green.

Il Colorado è il primo Stato ad aver legalizzato l'acquisto di un'oncia (28,35 grammi) di marijuana per i maggiori di 21 anni a scopo ricreativo; da luglio si aggiungerà Washington, che come il Colorado ha approvato un referendum per rendere legale la vendita e il possesso della cannabis.



A Wall Street la Borsa scommette sull’erba

La bolla della marijuana a Wall Street: la Borsa scommette sull’erba.


La bolla della marijuana a Wall Street: la Borsa scommette sull’erba. 
Il Cannabis Index è balzato in Usa del 265% nei primi mesi dell’anno: non stiamo parlando della percentuale di principio attivo della marijuana o del numero di sequestri annuali. 
Stiamo parlando di soldi, di titoli, di rendimenti: l’indicatore economico segnala infatti il rimbalzo prodigioso dei titoli legati alla produzione e vendita di erba negli Stati Uniti, dove è illegale per la legge federale, ma ammessa per uso medico in una ventina di stati e addirittura libera per uso ricreativo in Colorado e Washington State.

Talmente elevate sono state le impennate dei valori azionari da suggerire agli economisti l’allarme per una nuova bolla, davvero inedita dopo quella sui mutui, sui titoli hi-tech e perfino quella dei prestiti universitari. 
Una bolla nel senso che ci sono gravi indizi che gli alti premi saranno ben lontani dall’essere rimborsati. Nel caso di questa bolla hippy del XXI secolo, le circostanze maturano in un contesto perlomeno curioso: i rialzi da capogiro riguardano società perlopiù oscure e dal business incerto. A Wall Street le hanno battezzate “dot bong”», con un gioco di parole tra la bolla dei titoli internet e le pipe ad acqua utilizzate per fumare la marijuana


Fonte: www.blitzquotidiano.it

Cannabis terapeutica: si' anche dall'Umbria.

Sara' erogata gratuitamente a carico del Servizio sanitario regionale.



Il Consiglio regionale dell'Umbria ha approvato a maggioranza la proposta di legge contenente le "disposizioni per la somministrazione ad uso terapeutico dei farmaci cannabinoidi". La legge prevede la somministrazione ad uno terapeutico, nel protocollo di cure palliative e terapia del dolore, di farmaci cannabinoidi che saranno erogati gratuitamente a carico del Sistema sanitario regionale. L'erogazione di tali farmaci potrà avvenire sia in ambito ospedaliero che domiciliare.

Nascerà inoltre un Comitato tecnico-scientifico formato da un dirigente della struttura regionale di competenza, un medico specializzato in terapia del dolore e cure palliative, due rappresentanti delle farmacie, un farmacologo esperto in sostanze cannabinoidi e antidolorifici, due rappresentanti delle associazioni dei pazienti che dovranno assumere i medicinali, un rappresentante delle associazioni dei farmacisti preparatori, un esperto legale e un esperto della comunicazione di massa. I componenti non riceveranno compensi.

L'Umbria è la nona regione ad aver detto sì alla distribuzione di cannabis terapeutica. Si aggiunge a Abruzzo, Sicilia, Puglia, Liguria, Lombardia, Piemonte, Toscana, Veneto.




Pizza alla marijuana: la cannabis sposa mozzarella e pomodoro

A Vancouver nasce la pizza con infuso di cannabis, un prodotto che può essere acquistato solo dai maggiorenni e dietro prescrizione medica. Ma con le nuove leggi il pasto "marijuana friendly" potrebbe scomparire.

L’uso della marijuana negli impasti di torte dolci e salate non è una novità, ma è la prima volta che l’idea viene sviluppata in una pizzeria. La pizza con la cannabis è un prodotto che al momento è possibile gustare a Vancouver, in Canada, presso il cafè-pizzeria Mega Ill, dove il proprietario Mark Klokeid è partito da un’esperienza personale per approdare infine al piatto “marijuana friendly”. L’uomo ha infatti raccontato a CTV News di essere un sopravvissuto al cancro che ha fatto uso terapeutico della sostanza psicoattiva. Ancora oggi, racconta Klokeid, “ne ho bisogno regolarmente e ne continuo ad ottenere i benefici anti-cancro. Non uso nessun altro farmaco analgesico”. Il Mega Ill, oltre alle sue specialità, è anche un coffee shop in cui il cliente può portare la sua marijuana, vaporizzarla e aspirarla tra un sorso e l’altro.

Ordinare una pizza alla marijuana non è comunque così facile. Il cliente deve essere maggiorenne e, soprattutto, deve mostrare il certificato medico che prescrive l’uso della sostanza. Assolti tutti gli obblighi di legge, la marijuana che sarà utilizzata per filtrare l’olio a crudo. Il condimento non esattamente il costo di funghi e carciofini, dal momento che comporta un sovrapprezzo sulla pizza di ben dieci dollari. Il locale, nato a dicembre con l’intento di distinguersi dalla concorrenza per i suoi cibi sani, è giunto all’idea – e alla produzione – della pizza alla cannabis da appena un mese. Nel frattempo, però, le leggi canadesi sono cambiate e proprio il 1 aprile il parlamento ha approvato una normativa più restrittiva sull’uso medico della marijuana. Cosa comportino tali modifiche per il Mega Ill ancor non è chiaro, ma per il proprietario una cosa è certa: finché si può, produrranno la pizza con il singolare ingrediente.


Stupefacenti, pene da rimodulare dopo la decisione della Corte Costituzionale.

Dopo che la Corte Costituzionale ha dichiarato illegittimo l'art. 4 bis del D.L. n. 272/2005 (Legge Fini - Giovanardi - sul punto leggi questo articolo correlato) la Cassazione ha osservato che qualcosa cambia nella determinazione della pena da infliggere.

E' questo quello che emerge dalla sentenza in commento, emessa esaminando il caso di tre imputati, riconosciuti colpevoli dalla Corte d'Appello di Catanzaro prima anche dal GIP del Tribunale di Crotone, per aver coltivato numerose piante di canapa indiana (altezza variabile da 70 a 120 cm.), idonee alla produzione, per l'avanzato stato di infiorescenza e maturazione rilevato dal consulente chimico del p.m., di sostanza stupefacente del tipo marijuana per "migliaia di singole dosi" droganti.





(sentenze cassazione) - Con riferimento alle pene inflitte agli imputati, la Corte territoriale ha ritenuto le stesse eque e commisurate alla offensività del contestato reato, puntualizzando che l'estensione della piantagione, gli esiti delle indagini chimiche e la cospicua quantità di dosi droganti ricavabili non consentono di rimodulare le pene in senso più favorevole agli imputati.

La difesa degli imputati ha invocato l'applicazione della recente sentenza n. 32/2014, con cui la Corte Costituzionale ha dichiarato incostituzionali le disposizioni della L. 49/2006 modificative della disciplina penale degli stupefacenti, così reintroducendo il previgente regime precettivo e sanzionatorio, imperniato sulla radicale differenza tra droghe c.d. pesanti e droghe c.d. leggere e su un connesso diverso regime punitivo, assai più mite per le sostanze del secondo tipo rispetto a quello stabilito dalla normativa divenuta oggi incostituzionale.

La Cassazione ha precisato che "è evidente che le pene così inflitte non possono più valutarsi assistite da legittimità. In simili casi, infatti, non può che trovare applicazione la più favorevole disciplina (previgente e) oggi nuovamente vigente risultante dalla descritta dinamica successoria delle norme incriminatrici (art. 73 co. 4 L.S.: pena minima due anni di reclusione; art. 73 co. 5 L.S.: pena minima quattro mesi di reclusione). È chiaro che in tali situazioni (e soltanto in esse) il giudice di appello, quale giudice di merito di secondo grado o quale giudice di rinvio, è vincolato (a meno di convalidare un improprio incremento dell'afflittività sostanziale della sanzione) alla rimodulazione della pena, rendendola conforme ai "nuovi" più favorevoli minimi edittali detentivi e altresì pecuniari (se anch'essi definiti nel minimo edittale)".

Pertanto, ha riconosciuto anche nella vicenda in commento che "le due conformi sentenze di merito hanno esplicitamente chiarito di voler assumere a base del calcolo sanzionatorio una pena fedelmente corrispondente alla misura detentiva minima dell'editto allora vigente, pari cioè a sei anni di reclusione (la misura base delle pene pecuniarie inflitte ai due imputati è stata individuata in termini compatibili con la tassonomia punitiva comune alle due serie di sanzioni). Anche per gli imputati diviene, allora, necessaria una rivisitazione correttiva del trattamento punitivo in conformità al più favorevole regime dettato dall'art. 73 co. 4 nel testo in vigore prima della L. 49/2006. Ciò sia per le pene detentive, sia per le pene pecuniarie loro inflitte. Rivisitazione cui non procede questo stesso giudice di legittimità (art. 620, lett. 1, c.p.p.), avuto riguardo alla indeterminata percentuale delle sanzioni pecuniarie individuate dai giudici di merito e alla coeva necessità di rinviare comunque gli atti al giudice a quo per la definizione della pena, detentiva e pecuniaria, da applicarsi.
La sentenza impugnata deve, quindi, essere annullata in riferimento alla sola misura delle pene inflitte ai tre ricorrenti, rinviandosi gli atti alla Corte di Appello di Catanzaro (diversa sezione) perché proceda a una loro nuova determinazione, conforme al dettato del vigente art. 73 co. 4 L.S. secondo i criteri in precedenza illustrati. Quanto alle residue censure degli imputati, i ricorsi vanno - per quanto detto - rigettati".




80 milioni per finanziare la legalizzazione della marijuana.

Il plurimiliardario americano da anni finanzia l'"Open Society Institute" perché "la politica di criminalizzazione dell'uso di droga negli USA è una cura peggio della malattia".


I sostenitori della legalizzazione della marijuana da anni hanno dalla loro parte anche il miliardario George Soros. Secondo quanto scrive il Daily Mail, l’imprenditore ha incanalato almeno 80 milioni di dollari a favore della legalizzazione dal 1994, ed è stato affiancato nei suoi sforzi da un ex dirigente assicurativo che ha apertamente ammesso di aver spesso fumato la droga leggera. Parte di quei soldi sono stati integrati infatti da Peter B. Lewis , il defunto presidente della Progressive Insurance Co., che ha speso circa 40 milioni di dollari per influenzare i dibattiti locali sul tema cannabis, secondo l’Organizzazione Nazionale per la Riforma delle Leggi sulla Marijuana. Soros e Lewis hanno preso parte ad ogni azione intenta alla legalizzazione della marijuana negli Stati Uniti, e anche per l’Uruguay, secondo quanto rivela il rapporto citato dal Daily Mail. Soros fa le sue donazioni attraverso la Drug Policy Alliance, un’organizzazione no-profit che finanzia con circa 4 milioni di dollari in contributi annuali. Il miliardario fa poi donazioni annuali alla American Civil Liberties Union , che a sua volta finanzia iniziative per la legalizzazione della marijuana, e ha fatto offerte periodiche alla Marijuana Policy Project, che finanzia i provvedimenti elettorali statali.

Questioni logistiche – Nel suo libro “Soros on Soros: Staying Ahead of the Curve”, l’imprenditore ungaro-americano ha scritto che la politica di criminalizzazione dell’uso di droga, piuttosto che trattare la questione come un problema medico, è così mal concepita che “la cura è spesso peggiore del male”. Anche se Soros non ha delineato un’alternativa nel suo libro, ha scritto che alcune droghe meno dannose andrebbero legalizzate, così da reinvestire i soldi risparmiati dalla giustizia penale nel trattamento del problema. “Come molti genitori e nonni, sono preoccupato per i giovani che si mettono nei guai con la marijuana e altre droghe. La soluzione migliore, comunque, è una efficace preparazione sugli effetti delle droghe” scrive Soros in un articolo del 2010 sul Wall Street Journal. “Legalizzare la marijuana può rendere più facile per gli adulti l’acquisto della droga, ma difficilmente può renderla più accessibile ai giovani. Meglio investire in un’istruzione efficace piuttosto che in arresto inefficaci”.

Legalizzazione cannabis, Roma approva mozione.

ITALIA - Legalizzazione cannabis. Comune Roma approva mozione



L'assemblea capitolina ha approvato a maggioranza una mozione che impegna il sindaco Ignazio Marino e la giunta "ad attivarsi presso il Parlamento affinché sia iniziato il confronto sul passaggio da un impianto di tipo probizionistico ad un impianto di tipo legale della produzione e della distribuzione delle droghe cosiddette 'leggere'". "Legalizzare le droghe leggere - spiega il primo firmatario della mozione, il capogruppo Sel Gianluca Peciola - E' questo il contenuto della mozione presentata dal Gruppo Sel del Campidoglio e approvata oggi in Assemblea capitolina. Il 12 febbraio scorso la Consulta ha dichiarato l'incostituzionalità della legge Fini-Giovanardi che dal 2006, equipara le droghe leggere a quelle pesanti. 


La legge Fini-Giovanardi ha provocato nel nostro Paese conseguenze irreparabili sia sotto il profilo della repressione penale e del sovraffollamento delle carceri sia sotto il profilo della riduzione del danno e della prevenzione del diffondersi delle tossicodipendenze. Sono circa 24mila persone, il 40 per cento del totale, le persone recluse per imputazioni che riguardano la normativa dichiarata illegittima dalla Corte Costituzionale. E' arrivato il momento di superare la legislazione repressiva e proibizionista voluta dal centrodestra in tema di sostanze stupefacenti".

Fonte: www.aduc.it

Di marijuana non è mai morto nessuno.

“Di marijuana non è mai morto nessuno”, ecco la spiegazione scientifica del perché


Nonostante le notizie infondate più volte diffuse dalla stampa, non è mai stato registrato al mondo nessun caso di morte dovuto ad overdose o intossicazione da cannabis.
Un recente studio dei ricercatori del centro neurologico Magendie di Bordeaux, pubblicato sulla rivista Science, ha dato per la prima volta la spiegazione scientifica del motivo per il quale non sia mai successo.

Il dottor Pier Vincenzo Piazza, uno degli autori dello studio, ha spiegato che: “Quando il cervello è stimolato da alte dosi di THC, produce un aumento del 3mila % di pregnenolone, un ormone che inibisce gli effetti del THC, prevenendo eventuali effetti di intossicazione”. Lo studio, originariamente pensato per lo sviluppo di un trattamento per contrastare la dipendenza da cannabis, è stata accolto dagli accademici con diverse interpretazioni.

Considerando i bassi tassi di dipendenza da cannabis, Mitch Earleywine, professore di psicologia presso l’Università di Albany, precisa che lo sviluppo di un farmaco per contrastare l’abuso di cannabis non sarebbe una cosa necessaria. “Anche se gli autori spiegano lo studio come un nuovo modo di trattare l’abuso di cannabis, in realtà è una superba – parziale – spiegazione del perché la cannabis non sembri avere nessuna potenziale dose letale e del perché la sua capacità di creare dipendenza è più simile a quella della caffeina piuttosto che a quella di qualsiasi altra droga illecita”.



Depenalizzazione della coltivazione della cannabis? Ecco la verità.

Svuotacarceri, attenzione: non c'è alcuna depenalizzazione della coltivazione della cannabis.
La verità su quello che sta succedendo:


Testate giornalistiche parlano e gridano a gran voce (bla bla bla) che coltivare cannabis in Italia non è più reato: ma si sa, siamo nel paese delle mezze verità. 

Oggi si vota alla Camera dei Deputati – per il provvedimento ”svuota carceri”. 

La proposta di legge è visibile qui: www.camera.it

Come bene riporta Aduc droghe la coltivazione della cannabis, non risulta depenalizzata, neanche per uso personale: stiamo parlando di una legge delega: l’intervento attuativo del Governo deve avvenire entro 18 mesi. 
Per cui se un cambiamento vi sarà, avverrà tra molto, moltissimo tempo. L’unica modifica concerne le violazioni commesse da istituti universitari e laboratori pubblici di ricerca, con autorizzazione ministeriale alla coltivazione per scopi scientifici, sperimentali o didattici. Coloro che coltivano cannabis in appartamento, per ora sono sanzionabili dal punto di vista penale. Il confronto con gli Stati Uniti provoca i brividi, ma l’Europa è il continente Vecchio – per mutare l’eredità culturale, occorrerà attendere.



Cannabis terapeutica, la situazione in Italia.

Marijuana curativa: la situazione in Italia



Un nuovo studio condotto dalla Harvard medical school e pubblicato sulla rivista scientifica “Neurology”
ha dimostrato come l’utilizzo di cannabis riesca ad alleviare alcuni sintomi della sclerosi multipla. L’effetto migliore si è ottenuto facendo assumere ad alcuni volontari, marijuana, sotto forma di pillole o spray.

Queste ultime conclusioni avvallano le precedenti che indicavano la cannabis come una alternativa valida alle cure tradizionali. Già da tempo, infatti, l’Associazione cannabis terapeutica, sosteneva che questa sostanza fosse utile nel contrastare l’emicrania e per rallentare la crescita di alcuni tumori oltre che ad alleviare i sintomi di malattie croniche quali la sindrome di Crohn o quella di Tourette.

I pareri degli esperti, in ogni caso, rimangono discordanti a attualmente il Dipartimento per le politiche antidroga della Presidenza del Consiglio dei ministri, ammette solo tre indicazioni terapeutiche per i farmaci derivanti dalla cannabis: la nausea ed il vomito conseguenti alla chemioterapia, la stimolazione dell’appetito in soggetti anoressici o malati di Aids, per contrastare gli spasmi causati dalla sclerosi multipla.


Risale al 23 febbraio 2013 il decreto del Ministero della Salute che permette ai medici di prescrivere farmaci a base di cannabis ma fino ad oggi questi ultimi possono essere prescritti solo dalle farmacie ospedaliere di quattro regioni: Toscana, Veneto, Marche e Puglia. I tempi sono però abbastanza lunghi per ottenere il farmaco in quanto la procedura prevede che, una volta ottenuta la prescrizione, si debba fare richiesta al Ministero della Salute e dopo che si è ottenuto l’OK la Asl si occupa di far partire l’ordine alle aziende straniere che inscatoleranno la cannabis. Il rischio, anzi la certezza, è di incentivare un mercato nero o che ognuno decida arbitrariamente di coltivare la cannabis sul proprio balcone.