Il 31 Maggio la quattordicesima edizione della Canapisa Street Parade



cannabistour ) - Si terrà il 31 Maggio la quattordicesima edizione della Canapisa Street Parade. L’appuntamento è alle 16 in P.zza Sant’Antonio. I promotori affermano: “Sosteniamo le pratiche e le esperienze di riduzione dei rischi. Sosteniamo i cannabis social club (CSC) a fini medici e ricreativi. 
Contrastiamo la cultura securitaria e la carcerazione di massa. Amnistia subito! Contrastiamo la medicalizzazione della società di cui psicofarmaci e elettroshock sono simboli emblematici. Consideriamo la canapa come una valida alternativa ecologica nell’ambito medico, alimentare e manifatturiero“. E denunciano: “Lottando contro il proibizionismo si va a toccare una delle più importanti economie del pianeta e vengono a galla molti scheletri nascosti dai quali il fragore della guerra ai drogati vuole distogliere l’attenzione. Il progetto di una società senza droghe ad ogni costo è un’idea cieca e disumana che cela agli sguardi gli interessi di coloro che ci guadagnano effettivamente“.

Marino: si' a marijuana libera, proibizionismo ha fallito



(AGI) - "La depenalizzazione della marijuana deve essere considerato un punto di partenza, perche' gli anni di proibizionismo non hanno portato nessun risultato nella prevenzione del drammatico aumento nell'uso di droga", e "nuove forme di legalizzazione potrebbero essere sperimentate in medicina ma anche per colpire la criminalita' organizzata". Lo ha detto il sindaco di Roma, Ignazio Marino, intervenendo oggi all'ottava conferenza annuale della Societa' internazionale per gli studi sulla politica delle droghe, nella sede del Cnr. Il sindaco della Capitale che si e' detto "favorevole alla possibilita' di liberalizzazione della cannabis per uso medico o personale", ha sottolineato che "nel 2011 piu' di un milione di piante sono state confiscate nel nostro Paese contro le 73mila in Francia", e che "la criminalita' organizzata ancora gestisce grandi porzioni del traffico internazionale: ci sono abbastanza ragioni per riaprire il dibattito oggi in Italia, in un tempo in cui una riforma delle leggi sulle droghe e' necessaria a livello nazionale e internazionale".

Senato dà via libera al dl droghe: passi avanti

La nuova legge sulle droghe passa con fiducia, distinzione tra 'leggere' e 'pesanti'



( Rai news) - Via libera del Senato alla legge di conversione del decreto legge sulle droghe e i farmaci off label. 
Dopo l'ok della Camera, e senza modificare il testo, l'Aula di palazzo Madama ha approvato la questione di fiducia posta dal governo con 155 sì, 105 no e nessun astenuto. Il provvedimento ora è legge e in attesa di pubblicazione sulla Gazzetta Uffciale. 

Questo provvedimento "cercava un equilibrio delicato che è stato raggiunto, sono stati fatti passi in avanti su alcune urgenze". Lo ha detto la senatrice democratica Emilia Grazia De Biasi, presidente della commissione Sanità del Senat, nella sua dichiarazione di voto sulla fiducia al dl droga. 

"Dal punto di vista della giustizia, non vi è nessun cedimento, ma un interesse a curare, riabilitare e prevenire, e non solo a sorvegliare e punire. In nome del diritto mite vogliamo finalmente entrare nella modernità dal volto umano", ha aggiunto. 




Nuova legge sui stupefacenti

NUOVA LEGGE SULLE DROGHE: CE NE PARLA CLAUDIA STERZI DI A.R.A.



Presto (forse anche nella giornata di domani Martedì 13 Maggio) l’Italia avrà una nuova legge in materia di stupefacenti. Purtroppo sinora il dibattito si è svolto principalmente all’ombra delle commissioni parlamentari, e con lo stile “frettoloso” che contraddistingue il Legislatore degli ultimi anni. C’avevo capito poco e così ho chiesto a Claudia Sterzi, una sociologa che può vantare una militanza più che trentennale nelle file dell’attivismo anti-proibizionista, di spiegarmi per sommi capi come sarà (o potrebbe essere) la nuova legge sulle droghe. Claudia anima e dirige A.R.A., Associazione Radicali Antiproibizionisti , ed è forse la persona più autorevole che io conosca in materia di politiche anti-droga. Ecco l’intervista:

Erremmenne: Quando e perché lei ha deciso di abbracciare la causa anti-proibizionista? Claudia Sterzi: Il quando è davvero lontano, sono stata antiproibizionista fino dagli anni 70, quando giovanissima assistetti alla diffusione delle droghe a Firenze, e fino da allora fu chiaro come la persecuzione poliziesca e giudiziaria non servisse ad altro che ad aumentare vertiginosamente il consumo e i guadagni della malavita.


In che modo l’aumentava, esattamente? Con lo stesso meccanismo che permise ai mafiosi negli Stati Uniti, negli anni 30, di costruire solide fortune vendendo alcol di contrabbando; soldi che poi vennero reinvestiti in altre imprese, come corruzione dei politici e delle forze dell ordine, intromissione negli appalti e nella vita pubblica, ecc.ecc La proibizione aumenta la domanda, con un meccanismo che non importa spiegare perché si spiega da sé, basta proibire qualcosa ad un bambino e vedere dove si dirige appena giri gli occhi; aumenta il prezzo, perché va calcolato il rischio; inoltre, non comporta controlli di nessun genere sul prodotto, che può essere adulterato a piacimento.


Cos’è @.R.A. Come e quando nasce? Associazione radicale antiproibizionista, nasce nel 2008 per rilanciare la battaglia antiproibizionista radicale, per la legalizzazione di tutte le droghe; eravamo sotto la legge Fini-Giovanardi e iniziammo con iniziative su due temi, sui quali secondo me si accaniva una estrema deriva del proibizionismo, cioè la cannabis terapeutica, laddove si impediva ai malati di accedere ai farmaci cannabinoidi, a causa della demonizzazione della canapa, e i test antidroga, che vedevo come un controllo sui comportamenti privati dei cittadini con la scusa della sicurezza.

Ecco, la Fini-Giovanardi. Cosa cambia nel passaggio a questa nuova legge che sta per essere approvata? Forse verrà reintrodotta la distinzione tra droghe “leggere” e “pesanti”, forse, e dico forse perché dobbiamo ancora vedere come saranno recepiti gli odg (ordine del giorno, ndErremmenne) presentati. Diminuiscono le pene. A parte questo, è lo stesso impianto proibizionista di sempre, e rimane il divieto assoluto di coltivazione.



E rispetto alla Iervolino-Vassalli quali novità? Non molte, un solo cambiamento significativo è stato portato alla strategia antidroga italiana, ed è quello introdotto con il referendum radicale del 1993, che stabilì il concetto di non punibilità dell’uso personale, abrogando il primo comma della Iervolino-Vassalli.

E il d.l. Lorenzin recepisce questo concetto? Nominalmente sì, così come la Fini-Giovanardi. Ovviamente poi succede spesso che il confine tra dose personale e spaccio sia labile, perché si acquista anche per altri, o perché si acquista una dose che duri del tempo, ecc.ecc. Rimane comunque una delle cose più assurde, cioè che chi compra per uso personale in piazza incorre in sanzioni amministrative, chi per lo stesso uso personale coltiva una pianta incorre in sanzioni penali.

Quali, secondo lei, i difetti più evidenti di quest’ultimo D.l.? Al momento, la minimale differenza con la legge precedente, che ha riempito le carceri e ingrassato la criminalità organizzata. Vediamo però il documento finale, che potrebbe risultare ancora peggiore.

Quattro tabelle in luogo di due sole. Cosa vorrà dire? La divisione in quattro tabelle va incontro alla necessità di classificare più di 500 nuove sostanze, che sono state immesse sul mercato dal 2006 ad oggi.

La cannabis dovrebbe essere in due di queste quattro: una con la cannabis “naturale” l’altra con quella “arricchita”. che senso ha questa distinzione? La cannabis, per ora, è in una tabella creata appositamente per questa sostanza, ma un odg impegnerebbe il Governo a rivedere la collocazione della cannabis ad “alto contenuto di THC”, una decisione assurda sotto molto punti di vista, non ultimo l’impossibilità per i consumatore di sapere, al momento dell’acquisto, il contenuto in THC. Ma rimandiamo questo tema al momento in cui la legge verrà varata.

Perchè s’è proceduto a suon di voto di fiducia? Questo andrebbe chiesto al Governo … il voto di fiducia e lo strumento del decreto legge di urgenza, già bocciato dalla Corte Costituzionale, impedisce di fatto il dibattito parlamentare e di conseguenza quello pubblico.

Che ne sarà delle possibilità che la pronuncia della Corte Costituzionale aveva aperto in materia di revisioni dei processi? Dovrebbe, in teoria, applicarsi la nuova legge, anche retroattivamente, e questo potrebbe liberare qualche posto nelle carceri italiane, già tanto sovraffollate da meritarsi ingenti multe da parte dell Europa. Ma anche su questo aspettiamo tutto il decorso legislativo e … incrociamo le dita.

Quando comincia la storia del proibizionismo in Italia, e perchè? In Italia, così come in tutto il mondo, il proibizionismo inizia, dopo il fallimentare esperimento con gli alcolici, e altri svariati prologhi, col Narcotics Act degli anni 60; e con la “war on drugs” lanciata da Nixon nel 1971. Tutti i paesi sono stati obbligati a seguirne l’esempio, determinando quello che la Global Commission on drugs, un ente indipendente che sta producendo rapporti autorevoli e dettagliati sul fallimento della guerra alla droga, definisce “imperialismo sulle politiche sulle droghe”.

Quando finirà la War on drugs? Il movimento antiproibizionista sta crescendo in modo incisivo, e in più parti si invoca una fine a questa strategia rivelatasi dannosa, oltre che inutile. Temo che in Italia, dove la malavita è molto forte, e i movimenti antipro molto divisi tra loro, resterà una delle ultime sacche di resistenza del proibizionismo.

Quali sono le ragioni per abbandonare questa War on drugs? La guerra alla droga non ha avuto gli effetti sperati; il consumo è aumentato vertiginosamente, in tutto il mondo, e sono stati sprecati miliardi di dollari; interi Stati sono sotto il controllo dei narcotrafficanti, per esempio il Messico o la Guinea Bissau; gli scontri tra bande di trafficanti e forze dell ordine hanno prodotto, nel solo Messico, 165.000 morti. Non solo non è servita a nulla, ma ha generato violenza sociale, corruzione, spreco di denaro pubblico ed ha riempito le carceri di tutto il mondo di consumatori e di piccoli spacciatori, mentre chi movimenta tonnellate resta il più delle volte totalmente impunito, grazie al potere che deriva dalla gestione di uno dei maggiori business al mondo, insieme al traffico delle armi e degli esseri umani. La proibizione si basa su un errore di fondo, perché non esiste una correlazione razionale tra la tossicità dei prodotti e la proibizione, basti pensare alla cannabis (0 morti), e al tabacco (Italia, 70.000 morti/anno). Inoltre lo Stato non dovrebbe giudicare sui comportamenti privati dei cittadini e sui loro consumi, secondo il principio liberale “se non c’è vittima non c’è reato”.

Vede qualcuno, in Parlamento, che vorrebbe, potrebbe e saprebbe mettere la parola fine a questa lunga parentesi proibizionista? Vedo molti pronti a “cavalcare” l’argomento, specialmente in periodo elettorale, ma dopo tante delusioni meglio aspettare i fatti. Le parole non servono più.



Ieri a Roma corteo Million Marijuana March.

Million Marijuana March, corteo da Ostiense a San Giovanni: "Vogliamo l'Umanopolio"
Da piazzale dei Partigiani a San Giovanni il corteo della quattordicesima edizione italiana della Million Marijuana March. Lo slogan: "L'era dell'Umanopolio, nè con le narcomafie nè con le multinazionali"

Potrebbe interessarti:http://www.romatoday.it/cronaca/manifestazione-million-marijuana-march-roma-sabato-10-maggio-2014.html
Seguici su Facebook:http://www.facebook.com/pages/RomaToday/41916963809




Il corteo Million marijuana march che, da piazzale dei Partigiani a piazza San Giovanni, ha visto sfilare nella Capitale decine di sostenitori della legalizzazione della cannabis.
La quattordicesima edizione italiana della tradizionale Million marijuana march vuole inaugurare «l’era dell’Umanopolio, nè con le narcomafie nè con le multinazionali». È questo lo slogan scelto dagli organizzatori della marcia che chiede «la fine della persecuzione delle persone che utilizzano sostanze rese illecite dal proibizionismo, il diritto all’uso terapeutico immediato per i pazienti che necessitano della cannabis e il diritto a coltivare liberamente una pianta che è un pezzo del patrimonio botanico del pianeta che appartiene all’umanità». (Ansa/Ferrari)


Riapre il dibattito droghe: «Leggere? Non esistono»

Si riapre la battaglia sugli stupefacenti: «Leggeri? Non esistono»

RomaForza Italia sfida il Nuovo Centrodestra sulla lotta alla droga. Chiede con forza il reinserimento della cannabis tra le droghe pesanti, insieme a cocaina, eroina e anfetamine. E annuncia che farà di tutto per strappare norme che permettano l'arresto degli «spacciatori che si appostano davanti alle scuole».
«I tempi per modificare il decreto ci sono, mi aspetto soprattutto dai colleghi del Ncd un atto di coerenza. Chi si dice di centrodestra deve avere a cuore la lotta alle droghe» attacca Maurizio Gasparri. «Sottovalutare la cannabis è un grave errore, la cannabis dà dipendenza, tanto più che da tempo viene proposta con contenuti di principio attivo più elevati rispetto agli anni passati. È pericoloso distinguere tra droghe pesanti e leggere», continua il senatore azzurro, illustrando in conferenza stampa gli emendamenti depositati al Dl tossicodipendenza che arriverà in aula al Senato la prossima settimana, dopo essere stato approvato a fine aprile a Montecitorio. Con lui diversi senatori azzurri tra cui Francesco Nitto Palma, Emilio Floris, Giacomo Caliendo, Luigi D'Ambrosio Lettieri.
«Ncd, quando il provvedimento ha ricevuto l'ok della Camera, ha dato appuntamento al Senato per modificarlo. Adesso mantengano la parola data. I tempi tecnici per una terza lettura a Montecitorio ci sono», ribadisce Gasparri. Il decreto vuole armonizzare la disciplina delle sostanze stupefacenti e psicotrope, dopo la sentenza della Corte Costituzionale che cancellando la Fini-Giovanardi ha ripristinato per il reato di traffico illecito la distinzione prevista dalla Iervolino-Vassalli tra «droghe leggere» e «droghe pesanti». Oltre a rimodellare le tabelle, il decreto reintroduce istituti e norme (come i lavori di pubblica utilità o l'uso personale) travolti dalla incostituzionalità della Fini-Giovanardi.

La cessione illecita di piccole dosi di stupefacenti viene punita con la reclusione da 6 mesi a 4 anni e una multa da mille a 15mila euro. In sostanza la custodia cautelare in carcere viene cancellata e l'arresto facoltativo sarà possibile solo in caso di flagranza. Il reato non distingue tra droghe leggere e pesanti, spetterà al giudice graduare l'entità della pena in base alla qualità e quantità della sostanza spacciata. Inoltre il piccolo spacciatore potrà usufruire del nuovo istituto della messa alla prova.
«La Consulta ha mutilato la Fini-Giovanardi non nel merito, ma per una procedura non ritenuta corretta», ricorda Gasparri. Un secondo emendamento, presentato da Caliendo, capogruppo FI in commissione Giustizia, punta invece ad aumentare le pene per chi spaccia droghe pesanti. «Con le nuove norme anche chi spaccia eroina e cocaina non sarà arrestato perché viene punito con soli 4 anni - spiega -. Noi chiediamo che si passi dai 4 ai 5 anni. Il piccolo spaccio è diventato una cosa seria, l'alleggerimento della sanzioni è pericolosissimo e soprattutto è folle che non sia accompagnato da una sanzione penale». 


Nella stessa giornata in cui sale lo scontro sulla nuova normativa sulla droga - su cui pare che il governo sia intenzionato a porre la fiducia - le associazioni di San Patrignano scendono in piazza e chiedono di dire «no a ogni tipo di droga». 
Una richiesta a cui si unisce anche Papa Francesco che a conclusione dell'udienza generale si rivolge a loro. «Mi unisco nel dire no a ogni tipo di droga. E questo forse farà bene dirlo a tutti. Semplicemente: no a ogni tipo di droga. Forza!».

Noi di Liberate Maria, ci chiediamo, se Papa Francesco, quando dice: «no a ogni tipo di droga» intende anche il tanto amato vino che bevono? 


Fonte: ilgiornale.it

Sabato 10 maggio, Million Marijuana March a Roma.



Million Marijuana March - Roma 10 Maggio 2014


Roma, 10 Maggio 2014, quattordicesima edizione italiana della Million Marijuana March per inaugurare l'era dell'UMANOPOLIO; il monopolio degli umani sui beni comuni, patrimoni della umanità non cedibili ai mercati.

Nelle strade di Roma, come in centinaia di città nel resto del mondo, per:
la fine della persecuzione delle persone che utilizzano sostanze rese illecite dal proibizionismo
il diritto all'uso terapeutico immediato per i pazienti che necessitano della cannabis
il diritto a coltivare liberamente una pianta che è un pezzo del patrimonio botanico del pianeta che appartiene all'umanità intera.

In questo momento storico, in cui si ridefiniscono, non solo a livello nazionale, gli equilibri economici e politici del pianeta, è chiaro che l'"alta" finanza, le multinazionali farmaceutiche e del tabacco puntino al controllo globale del mercato della Cannabis attualmente gestito dalle mafie, per sottrarre ancora una volta la Pianta a tutta l'umanità.

La spinta verso nuovi e fertili terreni di investimento cui sono costrette le multinazionali del tabacco, in seguito alle numerose class-action perse, e l'apertura culturale e intergenerazionale alla cannabis, ormai radicata da decenni nei costumi planetari, rende la Cannabis una merce appetibile per gli affari di questi colossi finanziari.

É pertanto necessario sottrarre il monopolio della produzione, importazione e distribuzione alle narcomafie ed impedire l'affidamento alle multinazionali farmaceutiche e del tabacco: nessun monopolio per la Cannabis bene comune!

L'unica strada che possiamo e dobbiamo percorrere è reclamare la libertà di coltivare le nostre piante come diritto naturale, inalienabile e non cedibile ne trattabile.

Un avanzamento, questo, che si rende necessario non solo sul piano economico-finanziario, ma anche su quello legislativo.

La recente cancellazione della Fini/Giovanardi per incostituzionalità, con le odiose tabelle quantitative e i bassissimi limiti oltre i quali si era automaticamente considerati spacciatori e condannati ha sicuramente determinato una riduzione del danno.

Un danno che rimane però ancora alto, che non ci basta ridurre ma dobbiamo azzerare perché invasivo nelle vite delle persone, delle quali limita libertà e diritti, perseguendole oltre che penalmente anche amministrativamente con sanzioni che ne annullano i diritti di cittadinanza.

Un danno che è ancora altissimo per tutte le persone ingiustamente condannate e private della libertà personale, ammassate in gabbie oltre i limiti della decenza (limiti che un paese che si definisce civile dovrebbe rispettare), in condizioni carcerarie disastrose per le quali a breve, dopo numerosi richiami della Comunità Europea, l'Italia sarà sanzionata.

Per tutte queste vittime del proibizionismo detenute sulla base di una legge incostituzionale, che non sarebbero finite in galera con l'attuale DPR 309/90 e che sono ancora in gran parte detenute in attesa che vengano ricalcolate le pene, chiediamo giustizia immediata!

Inoltre la attuale legge, il DPR 309/90, ha 24 anni ed è anche essa radicata in un proibizionismo fuori dal tempo e dal contesto storico, troppo indietro rispetto al sentire diffuso nella società e ai suoi bisogni mutati assieme ai costumi.

Nella attuale situazione è necessario e irrimandabile avanzare verso politiche altre, con approcci totalmente diversi al fenomeno della assunzione di sostanze che il proibizionismo trasforma in problema sociale, giudiziario e di ordine pubblico.

Ci riconosciamo nella "Carta dei diritti delle persone che usano sostanze – Genova 2014", che consideriamo una sorta di "Costituzione" entro la quale e non oltre dovrà muoversi chi vorrà legiferare in materia senza calare leggi dall'alto e contro il sentire delle persone da queste leggi
interessate.

Chiediamo inoltre l'abolizione del DAP (Dipartimento Politiche Antidroga) che arroga a sè, espletandole con un furore ideologico e un accanimento degno della peggiore propaganda proibizionista, funzioni che dovrebbero essere molto più pragmaticamente di competenza dei ministeri della salute, della giustizia e delle politiche sociali.

Per tutti questi motivi, per rivendicare l'avanzamento possibile e necessario, per reclamare diritti e respingere persecuzioni, per combattere i monopoli e i loro affari truffaldini, come sempre contro mafie e multinazionali, la Million Marijuana March tornerà in piazza a Roma, con la sua immensa e festante folla per la quattordicesima edizione consecutiva il 10 maggio 2014.

Come nel nostro solito stile riempiremo la March e le giornate precedenti di contenuti che svilupperemo in workshop e seminari di approfondimento.

Ribadiamo per l'ennesima volta il nostro storico antagonismo alle destre e alle loro molteplici declinazioni liberiste, anche mascherate: il proibizionismo è figlio del liberismo per quanto riguarda la privatizzazione dei beni comuni ed è figlio del fascismo per la parte persecutoria, razzista e moralista, che colpisce e discrimina i cittadini per le loro libere e intime scelte personali.

Sarebbe quindi un controsenso inaccettabile per noi che lo viviamo sulla nostra pelle non tenerne conto, il proibizionismo e il suo contrasto non sono temi apolitici come vorrebbero farci credere e
bisogna decidere da che parte stare.

Il proibizionismo sulla cannabis è stato il primo fenomeno della globalizzazione, inventato negli USA nel '37 e esportato a macchia d'olio nel resto del mondo, dimostrandosi un formidabile strumento di repressione e ricatto di massa come null'altro, grazie al quale si negano diritti civili, patria podestà dei figli, patente e passaporto, lavoro e dignità e grazie al quale sono possibili TSO ed è possibile interdire persone e dichiararle non in grado di intendere e volere rinchiudendole in reparti psichiatrici.

Le sostanze illegali sono la maggiore fonte di arricchimento per le mafie che riempiono i caveau delle banche, controllano governi che promulgano leggi proibizioniste che tutelano i loro affari, si finanziano le guerre e interi stati sono controllati da narcogoverni.

Non è possibile essere antiproibizionisti senza essere anche antifascisti, antirazzisti, anticapitalisti, contro ogni guerra e discriminazione, contro le mafie, le multinazionali e ogni monopolio, per la riappropriazione dei beni comuni, la difesa dei territori e la futura vivibilità del pianeta, in difesa dei diritti dei più deboli.

Per questo siamo partigiani/e dell'utopia possibile, ci battiamo contro il proibizionismo e non possiamo farlo con chi è dall'altra parte della barricata su tutti gli altri temi.



Million Marijuana March 2014
né con le narcomafie nè con le multinazionali,
contro i monopoli e la mercificazione,
contro ogni proibizionismo,
per il diritto di coltivare la cannabis,
per la libertà di scelta e di cura,
per l'autogestione dei propri usi,
per il patrimonio botanico del pianeta all'UMANOPOLIO.


Sabato 10 maggio ore 16:00 da Piazzale dei partigiani, Roma

Campi di cannabis a Lugagnano per salvare le montagne.

A Lugagnano crescono i campi di canapa. “Così possiamo salvare la montagna”


liberta.it : Il progetto “CannaPiace” continua. Le piantine di canapa, seminate alcuni mesi fa, stanno crescendo nel campo di Prato Ottesola, piccola frazione del comune di Lugagnano dove, questa sera, dopo l’avvio di una prima coltivazione sperimentale di un ettaro di canapa industriale da parte dell’associazione Viticoltori Valchiavenna, sono stati pubblicamente “assaggiati” i primi risultati.Nel corso della serata è stato proiettato il film “Il vento fa il suo giro” di Giorgio Diritti (che tratta temi vicini alla comunità di montagna, quali spopolamento, e disoccupazione), con la partecipazione dell’attore Giovanni Foresti, che, con Paola Omodeo Zorini, il 24 maggio porterà a Prato Ottesola, nel campo, uno spettacolo teatrale, “Canapa, conferenza tragica”.

Le piante di cannabis – con un principio attivo (thc) inferiore per legge allo 0,2%, dunque non adatte all’uso stupefacente – stanno crescendo dopo essere quasi sparite dai territori negli anni passati: coltivazione da sempre diffusa per ricavare fibre tessili, era stata infatti vietata per legge.

Gli agricoltori hanno dunque dovuto sperimentare la coltivazione da zero, con diverse prove. I Viticoltori Valchiavenna, precisando che questa strada potrà salvare la montagna, hanno già prenotato per la prossima semina altri 40 ettari.
Durante la serata sono stati serviti focacce, chisolini e altri prodotti realizzati con farina e olio di canapa o gli antichissimi salumi alla canapa.
Il prodotto può essere utilizzato come fibra tessile, come inchiostro, come farina (anche per celiaci), cosmetico, detersivo, carburante.

Dl stupefacenti, Carlo Giovanardi nominato relatore in senato.

Il padre dell'assurda norma sulle droghe, di recente bocciata dalla Corte Costituzionale, avrà un ruolo chiave nel passaggio del decreto a palazzo Madama. 
Protestano le associazioni: "Come mettere Dracula all'Avis".




Da espresso.repubblica.it - Carlo Giovanardi. Proprio lui, della padre della legge Fini-Giovardi sulle droghe leggere, bocciata dalla Corte Costituzionale. E’ Giovanardi, alfaniano, insieme al democratico Amedeo Bianco, il relatore del decreto sugli stupefacenti, approvato dalla Camera e ora all’esame del Senato.
E proprio davanti alla commissione affari sociali e giustizia, riunite, ha detto la sua: «E' un decreto legge in scadenza, quindi i tempi devono essere rapidi. Ritengo si possa approvare così com’è». All’Espresso l’ex ministro spiega però che una correzione la vorrebbe: «un ordine del giorno che chieda al Ministero della Salute di correggere il punto critico riguardo la cannabis naturale arricchita».

Per il resto Giovanardi è contento: «La Camera» dice «ha resuscitato, di fatto, la legge Giovanardi, confermandone i principi cardine, in primis la concezione del tossicodipendente come malato da curare». Resta solo un problema con le tabelle, «resta solo il problema della marijuana: quella che si usava 20 anni fa poteva esser messa in una tabella a parte, ma quella che si usa oggi, sia naturale che sintetica, è arricchita e presenta un Thc altissimo». Quella, quindi, come hanno già provato a fare gli alfaniani alla Camera, per Giovanardi «andrebbe inserita nella tabella delle droghe sintetiche, perché è ben più pericolosa».

«Non è vero che è come la Fini-Giovanardi» spiega però all’Espresso il deputato Daniele Farina, di Sel. «Sel ha votato contro il decreto perché il testo non è né carne né pesce», premette Farina, «ma dopo la sentenza, avendo ripristinato la legge precedente, la Iervolino-Vassalli, il risultato è certamente diverso».

Proprio sulle tabelle c’è il passo avanti più significativo. Il ministro Lorenzin avrebbe in realtà voluto recuperare quelle della legge di Giovanardi, che sono solo due, con le droghe considerate tutte ugualmente pericolose, «ma la manovra non è riuscita». Le tabelle, infatti, sono cinque e la cannabis è nella seconda, separata dalle droghe sintetiche. «Giovanardi sbaglia ad esser contento» dunque, ma la legge non va bene lo stesso, almeno per Sel: «si poteva fare di più» continua Farina, «concentrandosi meno sulla marijuana e più sulle altre 500 sostanze che dovevano essere nuovamente tabellate», «risolvendo il problema di chi è stato condannato in via definitiva con una legge incostituzionale, e che spesso non sa di poter chiedere una revisione della pena», ma soprattutto «facendo una legge più moderna, senza arrivare a vendere la marijuana in tabaccheria, ma almeno alla coltivazione per uso personale sì».

Giovanardi è però comunque contento e dice che le associazioni fanno male a preoccuparsi della sua nomina. «Non capisco la polemica» dice Giovanardi, «perché io non chiederò di cambiare nulla». «Mettere Carlo Giovanardi quale relatore del decreto sulle droghe alla Camera dei Deputati è come mettere Dracula all'Avis» dice comunque Patrizio Gonnella, di Antigone. «Solo tre mesi fa» prosegue Gonnella «avevamo salutato con gioia e sollievo la decisione della Consulta di abrogare la Fini-Giovanardi, legge figlia di una cultura liberticida e repressiva che solo guasti ha portato al nostro paese in termini di mancata prevenzione e di sovraffollamento delle carceri, considerando che quasi il 40% dei detenuti è privato della libertà per aver violato la legge sulle droghe».

Per Leonardo Fiorentini, direttore di Fuoriluogo, poi, annunciando un digiuno di protesta a staffetta organizzato da Forum Droghe, la nomina di Giovanardi «rappresenta un insulto in primis alla ragione, poi alla Corte Costituzionale e, in ultimo, alla dignità stessa del Senato». «E’ una decisione», insomma, «che va respinta con forza: torna in campo, con un ruolo di primo piano, il mandante e l'esecutore di uno stupro istituzionale quale fu quello che portò all'approvazione all'interno del decreto sulle Olimpiadi invernali di Torino della legge che ha portato in galera decine di migliaia di persone». I toni sono sconcertati: «Pare che in Italia possa accadere che l'autore di una legge dichiarata incostituzionale da poco più di due mesi diventi il relatore di un decreto che deve rimediare ai guasti da lui provocati».


La marijuana per combattere il cancro.

Ferma le cellule tumorali e ne impedisce la proliferazione, e non ha gli effetti devastanti della chemioterapia. Nuovi studi confermano l'efficacia del cannabidiolo e del Thc.


Con nuovi studi a confermarne l'efficacia, aumenta tra i ricercatori la convinzione che il cannabidiolo (Cbd) presente nella maijuana rallenta la crescita delle cellule tumorali e inibisce la formazione di cellule che nutrono i tumori, contribuendo così a combattere il cancro e le metastasi. Già note, poi, le capacità di queste sostanze di ridurre il dolore, la nausea e altri effetti correlati alla malattia e alla chemioterapia.

Come riporta il Newsweek, già nel 2007 uno studio del California Pacific Medical Center mostrava come il cannabidiolo uccida le cellule tumorali nei pazienti con cancro al seno, distruggendo i tumori maligni e “spegnendo” il gene ID-1, una proteina che gioca un ruolo chiave nel diffondere il male alle altre cellule. Questo gene, nei soggetti sani, è attivo solo durante lo sviluppo embrionale. Ma nei malati di tumore al seno, e di molti altri tumori maligni in stato avanzato, si è visto che questo gene è attivo e provoca le metastasi, favorendo il passaggio della malattia alle cellule sane. “ Ci sono dozzine di tumori aggressivi che attivano questo gene”, hanno spiegato i ricercatori, e il cannabidiolo riesce a fermarlo, presentandosi quindi come una cura potenzialmente senza precedenti: ferma il male come la chemioterapia ma, a differenza di quest'ultima, che uccide ogni genere di cellula che incontra e devasta il corpo e lo spirito dei malati, riesce a bloccare solo “quella” particolare cellula maligna.

“ Il cannabidiolo offre la speranza di una cura non tossica per migliaia di pazienti”, ha detto lo studioso McAllister, a capo del gruppo di ricerca. 

Da allora però non sono ancora stati condotti test clinici, indispensabili per confermare nell'uomo l'effetto visto in laboratorio. McAllister insomma sta ancora cercando fondi per testare sui malati di tumore l'effetto di questa cura. Nel frattempo, il suo gruppo di studio sta analizzando in laboratorio se è possibile e fruttuoso combinare una cura a base di Cbd con una blanda chemioterapia. Le sue ricerche hanno già mostrato che l'effetto del cannabidiolo viene in questo modo potenziato: i chemioterapici diventano allo stesso più potenti e meno tossici, perché è possibile ridurli drasticamente.

La scoperta dell'efficacia di queste sostanze si deve a Cristina Sanchez, una giovane biologa della Complutense University di Madrid. Stava studiando il metabolismo cellulare, analizzando le cellule tumorali del cervello, che crescono molto più velocemente delle cellule normali. Per caso, notò che queste morivano ogni volta che erano esposte ai tetracannabinoidi, il famoso Thc che provoca glieffetti psicoattivi della marijuana. 
Proseguì le sue ricerche e nel 1998 pubblicò i suoi studi, dimostrando che il Thc induce l'apoptosi, ovvero la morte delle cellule di una forma particolarmente aggressiva di tumore cerebrale.



A Rimini, la marijuana nel giardino del municipio.

Le piantine di cannabis sono state piantate da attivisti dei centro sociali nell'ambito di una campagna "itinerante" per promuoverne il consumo e l'autoproduzione.



Marijuana nel giardino del municipio: per molti è un sogno, a Rimini è una realtà. Ma attenzione, a piantarlo ovviamente non sono stati gli amministratori locali, bensì gli attivisti dei centri sociali romagnoli, marchigiani e del Nord-est del Paese nell’ambito di una campagna nominata “Seminiamo l’Indipendenza”, che ha giù toccato anche Trento e Schio. I militanti sono arrivati il primo maggio, hanno indossato vestiti bianche e maschere a forma di foglia di cannabis e “occupato” simbolicamente uno spazio del giardino del Comune: quindi i giardinieri, armati dei ferri del mestiere, hanno iniziato a piantare la canapa, dalle cui foglie si ricava la marijuana. Infine hanno posizionato dei cartelli nei quali hanno rivendicato il gesto, spiegandone le ragioni politiche.


Il tutto è stato documentato in ogni fase e le fotografie pubblicate sul sito di attivisti globalproject: “Autoprodurre oggi – rivendicano gli attivisti – significa innanzitutto contrastare il narcocapitalismo. Vogliamo valorizzare il carattere naturale della canapa, la possibilità di inserirla nei cicli di agricoltura biologica e biodinamica che si contrappongono allo sfruttamento intensivo della terra, alle coltivazioni ogm, alle filiere agro-industriali”. E ancora: “Questa settimana di semina rappresenta un momento di liberazione della cannabis dalla criminalizzazione e dall’oscurantismo di cui è stata oggetto grazie a leggi proibizioniste come la (ex) Fini-Giovanardi o la Jervolino-Vassalli. Vogliamo valorizzare il carattere naturale della canapa, la possibilità di inserirla nei cicli di agricoltura biologica e biodinamica che si contrappongono allo sfruttamento intensivo della terra, alle coltivazioni ogm, alle filiere agro-industriali. In ogni città vogliamo costruire momenti di socialità e di informazione critica che siano occasioni di scambio di conoscenze e saperi rispetto alla pianta ed alle sue enormi potenzialità di utilizzo multifunzionale. Vogliamo sovvertire il paradigma securitario attraverso cui vengono controllate le nostre città e le nostre vite. Vogliamo praticare il diritto alla città riappropriandoci degli spazi, contrastando la criminalizzazione dei comportamenti e delle scelte, ma anche affrontando in maniera critica qualsiasi forma di dipendenza e di abuso di sostanze. Solo attraverso l’indipendenza, politica, culturale e soggettiva, possiamo lottare per la città e la società che vogliamo, fatta di sogni e desideri ed avulsa da passioni tristi”.


Fonte: www.fanpage.it

Perchè la cannabis è illegale?

Ma se è una pianta così fantastica, perchè è illegale?



Molti ci scrivono: 
- visto che fa così bene la marijuana allora perchè è illegale??
- La marijuana è illegale, fa male!!
- La marijuana è una droga e come tutte le droghe deve essere illegale!
- la cannabis uccide se no che motivo ci sarebbe a renderla illegale?????


Bene, ora vi spiego perche la marijuana è illegale...

La cannabis è una pianta che si potrebbe definire miracolosa, ed ha una storia lunga almeno quanto quella dell’umanità. Unica pianta che si può coltivare a qualunque latitudine, dall’Equatore alla Scandinavia, ha molteplici proprietà curative, cresce veloce, costa pochissimo da mantenere, offre un olio di ottima qualità (molto digeribile), ed ha fornito, dalle più antiche civiltà fino agli inizi del secolo scorso, circa l’80 per cento di ogni tipo di carta, di fibra tessile, e di combustibile di cui l’umanità abbia mai fatto uso.

E poi, cosa è successo? E’ successo che in quel periodo è avvenuto il clamoroso sorpasso dell’industria ai danni dell’agricultura, e di questo sorpasso la cannabis è stata chiaramente la vittima numero uno.
I nascenti gruppi industriali americani puntavano soprattutto allo sfruttamento del petrolio per l’energia (Standard Oil – Rockefeller), delle risorse boschive per la carta (editore Hearst), e delle fibre artificiali per l’abbigliamento (Dupont) – tutti settori nei quali avevano investito grandi quantità di denaro. Ma avevano di fronte, ciascuno sul proprio terreno, questo avversario potentissimo, e si unirono così per formare un’alleanza sufficientemente forte per batterlo.

L’unica soluzione per poter tagliare di netto le gambe ad un colosso di quelle dimensioni risultò la messa al bando totale. L’illegalità. Partì quindi un’operazione mediatica di demonizzazione, rapida, estesa ed efficace (“droga del diavolo”, “erba maledetta” ecc. ), grazie agli stessi giornali di Hearst (è il famoso personaggio di Citizen Kane/Quarto Potere, di O. Wells), il quale ne aveva uno praticamente in ogni grande città. Sensibile al denaro, e sempre alla ricerca di temi di facile presa popolare, Hollywood si accodò volentieri alla manovra, contribuendo in maniera determinante a porre il sigillo alla bara della cannabis (a sin. la locandina del fim “Marihuana: assassina di giovinezza – Un tiro, una festa, una tragedia”).
La condanna morale viaggiava rapida e incontrastata da costa a costa (non c’era la controinformazione!), e di lì a far varare una legge che mettesse la cannabis fuori legge fu un gioco da ragazzi. Anche perchè pare che i tre quarti dei senatori che approvarono il famoso “Marijuana Tax Act” del 1937, tutt’ora in vigore, non sapevano che marijuana e cannabis fossero la stessa cosa: sarebbe stato il genio di Hearst ad introdurre il nomignolo, mescolando le carte per l’occasione.

Fatto sta che a partire da quel momento Dupont inondava il mercato con le sue fibre sintetiche (nylon, teflon, lycra, kevlar, sono tutti marchi originali Dupont), il mercato dell’automobile si indirizzava definitivamente all’uso del motore a benzina (il primo motore costruito da Diesel funzionava con carburante vegetale), e Hearst iniziava la devastazione sistematica delle foreste del Sudamerica, dal cui legno trasse in poco tempo la carta sufficiente per mettere in ginocchio quel poco che era rimasto della concorrenza.
Al coro di benefattori si univa in seguito il consorzio tabaccai, che generosamente si offriva di porre rimedio all’improvviso “vuoto di mercato” con un prodotto cento volte più dannoso della cannabis
stessa.
E le “multinazionali” di oggi, che influenzano fortemente tutti i maggiori governi occidentali, non sono che le discendenti dirette di quella storica alleanza, nata negli anni ’30, fra le grandi famiglie industriali. (Nel caso qualcuno si domandasse perchè mai la cannabis non viene legalizzata nemmeno per uso medico, nonostante gli innegabili riscontri positivi in quel senso).

Come prodotto tessile, la cannabis è circa quattro volte più morbida del cotone, quattro volte più calda, ne ha tre volte la resistenza allo strappo, dura infinitamente di più, ha proprietà ignifughe, e non necessita di alcun pesticida per la coltivazione. Come carburante, a parità di rendimento, costa circa un quinto, e come supporto per la stampa circa un decimo.


Parte del testo è scritto da Massimo Mazzucco per luogocomune.net


A Vicenza piantati 200mila semi di cannabis.

Biltz No Dal Molin alla Fontega Piantati 200mila semi di marijuana.



Da il giornale di Vicenza: Hanno sparso 200 mila semi di marijuana all'interno della "Fontega" la zona militare nel Comune di Arcugnano. Alcuni "coltivatori spensierati", come si sono definiti in un comunicato inviato ai media, ieri hanno effettuato l'ennesimo blitz del comitato NoDalMolin all'interno di una zona militare americana. 

Parafrasando in uno striscione i dettami della canzone dei Pitura Freska: "Vicenza sensa Basi saria più sana" canzone che appunto immaginava Marghera come una jungla di pannocchie pomodori e cannabis, gli attivisti sono passati all'azione recidendo alcune decine di metri di rete metallica.