La Marijuana fa Ricco il Colorado



La seconda epoca d’oro del Colorado inizia il 1 gennaio 2014 quando la Corte di Denver legalizza ufficialmente la marijuana in tutto lo Stato. Da quel giorno è affluito nelle casse del Colorado un vero e proprio fiume di denaro, precisamente 184 milioni di $ che dovrebbero diventare 610 milioni entro il 30 giugno 2015 (1 Miliardo di $, contando anche la marijuana a fini medici)

Non c’è pericolo che questi soldi finiscano in mani sbagliate: il Fiscal Budget del 2015-2016 è già pronto e i contribuenti del Colorado vi hanno trovato una sorpresa. Il Marijuana Tax Cash Fund. permetterà un taglio diretto delle tasse corrispondete a 30,5 milioni di $, e sarà seguito da investimenti che faranno risparmiare ai cittadini migliaia di dollari. Qui i 3 principali:

33,6 milioni saranno prelevati per rinforzare i controlli su produttori e commercianti di “pot”. Le statistiche infatti fanno suonare l’allarme: il 29,9% dei produttori rifornisce ben il 90% dei consumatori.

45,5 milioni saranno stanziati per finanziare programmi di educazione, borse di studio e un fondo di sostegno per ogni studente del Colorado.

40,4 milioni saranno destinati al recupero dei tossicodipendenti da droghe leggere e pesanti.

Il governatore democratico John Hickenlooper può quindi dormire sonni tranquilli: ” Le performance economiche del Colorado continuano a superare quelle della media nazionale. La disoccupazione è scesa al 4,7%, la più bassa dal 2008. Il futuro è roseo” . Ovviamente questi risultati non derivano solo dalla tassazione sulla vendita di marijuana, ma ormai il contributo del settore all’economia è rilevante.

I detrattori della marijuana non mancano tuttavia nemmeno in Colorado. C’è paura che la situazione possa sfuggire di mano, che i turisti (in gran parte californiani) trasformino lo Stato delle montagne innevate e dei canyon in un grande coffee shop. Il timore maggiore è che la fascia di popolazione che fa uso quasi quotidiano dello stupefacente possa scivolare nella tossicodipendenza. Il 67% della domanda è assorbito dal 21% dei consumatori. “Best customers are the problem users”, così hanno concluso dal Marijuana Policy Group del Dipartimento delle Entrate del Colorado. E se, dopo la legalizzazione, il Colorado è diventato uno degli States con meno arresti per marijuana (2,800 ogni 100mila abitanti), è anche vero come sia uno dei maggiori consumatori pro capite: 9000 persone su 100mila.

Tra buoni propositi e qualche problema all’orizzonte, la gestione della Gold, o meglio, Green Rush ha attratto gli occhi degli altri Stati dove la marijuana è legalizzata: Washington DC, Alaska e Oregon. E, a Seattle (Washington), dove “l’erba” diventerà legale dalla metà del 2015, le autorità stanno già facendo i conti: 190 milioni di tasse solo per i primi 4 anni.



Il THC può rallentare la crescita tumorale

Nuova scoperta su come il THC possa rallentare la crescita tumorale




È stato scoperto un nuovo canale di comunicazione fra cellule che permette al THC una maggiore efficacia nell’aggredire i tumori innescando la morte delle cellule malate. Una recente ricerca svolta dal Dipartimento di Farmacia dell’Università di East Anglia in Regno Unito insieme alla Complutense University ha riconfermato l’azione del THC contro le cellule tumorali e ha individuato nuovi neurotrasmettitori coinvolti nella regressione delle neoplasie. Gli esperimenti su cavie con cellule cancerose umane del seno e del cervello hanno rilevato un’autofagia cellulare e un rallentamento della crescita di nuove cellule malate a seguito di somministrazione di THC. Su Cannabis Terapeutica abbiamo parlato spesso dell’azione dei cannabinoidi su questi tipi di patologie, come in questi articoli sui tumori al seno e al cervello.

Il risultato più importante della nuova ricerca riguarda la prova di un’azione del THC attraverso i recettori cellulari CB2 e , che aumentano nelle cellule cancerose e ne controllano la sopravvivenza. L’assimilazione dei cannabinoidi tramite CB2 e GPR55 si aggiunge quindi alla già conosciuta attivazione del recettore CB1 per modificare i meccanismi di regolazione cellulare. Oltre ai risultati su cavie vengono menzionati due casi di pazienti con tumori cerebrali molto aggressivi, le cui cellule hanno iniziato un’autofagia a seguito di somministrazione di THC intracranica.

Il capo del team di ricerca, il dottor Peter McCormick sottolinea come quest’ultimo studio contribuisca a una migliore comprensione degli effetti del THC sulle crescite tumorali a bassi e alti dosaggi. In un’intervista riportata da LeafScience in merito a questi risultati, McCormick sconsiglia però ai pazienti le cure autonome con cannabinoidi e sottolinea che nelle ricerche cliniche si utilizzano componenti isolati la cui corretta concentrazione risulta vitale per un’efficacia terapeutica impossibile da ottenere in ambiente domestico. “Grazie all’identificazione dei recettori coinvolti – ha spiegato il dottore – abbiamo fornito un importante passo verso il futuro sviluppo di terapie in grado di sfruttare le interazioni che abbiamo scoperto per ridurre la crescita del tumore”.

Anche questo studio mantiene solide le speranze per farmaci cannabinoidi efficaci contro i diversi tumori. Sono intanto sempre più numerose le ricerche riportanti l’efficacia dei cannabinoidi anche in combinazione con i tradizionali trattamenti antitumorali, come questa ricerca della St George’s, University of London o questo studio che evidenzia l’efficacia di trattamenti combinati con THC e TMZ, molecola utilizzata per il trattamento del glioma. A questo si aggiungono gli effetti benefici, già ampiamente dimostrati, nei confronti degli danni causati dalla chemioterapia e la possibilità di ridurre gli agenti chemioterapici se associati a cannabinoidi.

Coltivare la canapa aiuterebbe l’agricoltura italiana

Così potrebbe essere sintetizzata l’iniziativa di due giovani imprenditori italiani: Eugenio Battaglia e Jacopo Amistani. Loro infatti vogliono far ripartire l’utilizzo industriale della canapa, molto in auge negli anni ’50 per la versatilità del prodotto, poi caduto nell’oblio a causa della concorrenza di materiali alternativi, ma soprattutto, per la sua messa al bando poiché da essa si può ricavare la marijuana. In realtà coltivare la canapa aiuterebbe l’agricoltura italiana!



Nel nostro Paese da pochi anni si registra una timida ripresa, complice la riabilitazione legale del 1998, che consente la coltivazione delle piante a basso tenore di Thc (la sostanza responsabile degli effetti stupefacenti). Ma siamo comunque molto indietro rispetto ad altri Paesi che non hanno mai smesso di utilizzarla.

L’idea dei due ragazzi, Eugenio, studente di biotecnologie, e Jacopo, fondatore di Open Source Ecology, è Hempbox , da “hemp” (canapa in inglese), una start-up che applica un modello di filiera esportabile e applicabile in qualunque regione italiana.


Portando la coltivazione di Cannabis sativa in quelle aree rurali depresse o abbandonate o depresse gli si dà una nuova chance per riprendersi e innescare un ciclo virtuoso che porta anche a fornire i semi ad altricoltivatori. Il tutto grazie ad un modello open source in cui la realizzazione di macchinari per la trasformazione della canapa dovranno restare a non oltre gli 80 km di distanza dalle coltivazioni.

E’ poi prevista una piattaforma di e-commerce per facilitare la vendita del raccolto. A supportarli Tin Hang Liu, fondatore del progetto OSVehicle – l’automobile personalizzabile che abbatte i costi grazie alla progettazione condivisa e continua da parte di chiunque.

Ora i due giovani italiani aspettano un primo finanziamento pari a 3 milioni di euro per far partire concretamente la loro idea ma intanto a loro va il grande merito di aver riabilitato la canapa, dandogli la possibilità di diventare un fattore per il comparto agricolo in crisi da decenni.