Cannabis, gli Usa autorizzano la ricerca.
Cannabis, gli Usa autorizzano la ricerca.
Autorizzati gli studi per curare la sindrome da stress dei veterani.
Per la prima volta nella storia è stato dato il via libera a condurre un test clinico per studiarne gli effetti sulla Sindrome da Stress post traumatico (Ptsd), in particolare dei veterani di guerra.
La richiesta dell'Università dell'Arizona, che ha intenzione di testare gli effetti di cinque diverse concentrazioni di principio attivo per verificare quale sia la più efficace, era stata già accettata dalla Food and drug administration (Fda), ma da diversi mesi attendeva il via libera del Department of health and human services, che gestisce l'unico dispensario nazionale, e che è arrivato quasi a sorpresa.
APPROVATO LO STUDIO DAL GOVERNO. «Stiamo lavorando da 22 anni per poter fare ricerca attiva sulla marijuana, ed è la prima volta che otteniamo il permesso federale di acquistarla», ha spiegato la Multidisciplinary association for psychedelic studies, una associazione di ricercatori in questo campo. «Per quanto ne sappiamo è la prima volta che il governo federale approva uno studio che coinvolge questa sostanza. Fino a questo momento gli ostacoli a questo tipi di ricerca sono stati insormontabili».
UTILE PER LA TERAPIA DEL DOLORE. La marijuana terapeutica e i suoi derivati sono usati per la terapia del dolore e per evitare gli spasmi e la nausea associati a diverse patologie, come la sclerosi multipla.
«Il principio attivo della cannabis, il Thc, è un analogo di una sostanza già prodotta dall'organismo, l'anandamide, il cui nome deriva dal sanscrito 'ananda' che vuol dire 'beatitudine interiore'», ha spiegato Giorgio Racagni, direttore del dipartimento di Scienze farmacologiche dell'Università di Milano, «e ha proprietà ansiolitiche, sedative ed euforizzanti».
«Le sue potenzialità contro lo stress, in particolare quello dopo un trauma, sono ottime, e uno studio scientifico controllato che le misuri è ampiamente giustificato. Questo però non deve essere confuso con l'uso ludico, che è dimostrato avere gravi effetti collaterali soprattutto sui giovani e ad alte dosi». Secondo l'esperto è possibile che nei prossimi anni aumentino gli studi che coinvolgono queste sostanze.
«È da poco che si conoscono bene le caratteristiche dei recettori nel cervello della sostanza e dei suoi agonisti e antagonisti, ha sottolineato Racagni, «per cui le potenzialità sono ancora molte anche in campo psicologico. Bisognerà poi fare il confronto con gli psicofarmaci tradizionali per verificare se sono un'alternativa migliore».
Fonte: www.lettera43.it
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