I Sadhu e la cultura del Charas
I Sadhu e la cultura del Charas
I Sadhu e il loro utilizzo del Charas

Ebbene, direte voi, cosa c’è di strano o di straordinario in tutto questo? La cosa sorprendente è che mentre san Francesco e i monaci medievali sono scomparsi da oltre 700 anni, i Sadhu sono qui, nel presente, a poche migliaia di chilometri da noi, e sono tanti, arrivano a cinque milioni! In più, rappresentano una sfida coraggiosa alla modernità nel suo insieme; l’alternativa non sono i giovani ribelli occidentali, né le molteplici arti d’avanguardia che non si capisce cosa vogliono dire o proporre, né le politiche sinistrorse che scimmiottano Marx o le sterili e vuote filosofie che cercano di ammaliare creando soltanto ulteriore confusione, né i paradisi effimeri del ciarpame New Age, sono i Sadhu l’autentica antitesi alle strutture del sistema contemporaneo. Ecco cosa c’è di veramente straordinario.

Produzione Charas
I Sadhu si dividono in shivaiti (seguaci di Shiva) e vishnuiti (seguaci di Vishnu); soltanto i primi fumano il charas. Il charas (si pronuncia ciaras) è un tipo di hashish molto pregiato; i Sadhu usano prevalentemente questo. Lo fumano innanzitutto perché Shiva è chiamato anche “The Lord of Charas”; nel senso che tra il charas e il Dio in questione esiste una specie di “somiglianza”: Shiva è il distruttore e trasformatore della manifestazione, ovvero della realtà così come ci appare, al di là della quale lo Yoghi “entra” nella vera Realtà; il charas dovrebbe quindi svolgere una funzione simile a quella rappresentata da Shiva.
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