Nuova legge sui stupefacenti

NUOVA LEGGE SULLE DROGHE: CE NE PARLA CLAUDIA STERZI DI A.R.A.



Presto (forse anche nella giornata di domani Martedì 13 Maggio) l’Italia avrà una nuova legge in materia di stupefacenti. Purtroppo sinora il dibattito si è svolto principalmente all’ombra delle commissioni parlamentari, e con lo stile “frettoloso” che contraddistingue il Legislatore degli ultimi anni. C’avevo capito poco e così ho chiesto a Claudia Sterzi, una sociologa che può vantare una militanza più che trentennale nelle file dell’attivismo anti-proibizionista, di spiegarmi per sommi capi come sarà (o potrebbe essere) la nuova legge sulle droghe. Claudia anima e dirige A.R.A., Associazione Radicali Antiproibizionisti , ed è forse la persona più autorevole che io conosca in materia di politiche anti-droga. Ecco l’intervista:

Erremmenne: Quando e perché lei ha deciso di abbracciare la causa anti-proibizionista? Claudia Sterzi: Il quando è davvero lontano, sono stata antiproibizionista fino dagli anni 70, quando giovanissima assistetti alla diffusione delle droghe a Firenze, e fino da allora fu chiaro come la persecuzione poliziesca e giudiziaria non servisse ad altro che ad aumentare vertiginosamente il consumo e i guadagni della malavita.


In che modo l’aumentava, esattamente? Con lo stesso meccanismo che permise ai mafiosi negli Stati Uniti, negli anni 30, di costruire solide fortune vendendo alcol di contrabbando; soldi che poi vennero reinvestiti in altre imprese, come corruzione dei politici e delle forze dell ordine, intromissione negli appalti e nella vita pubblica, ecc.ecc La proibizione aumenta la domanda, con un meccanismo che non importa spiegare perché si spiega da sé, basta proibire qualcosa ad un bambino e vedere dove si dirige appena giri gli occhi; aumenta il prezzo, perché va calcolato il rischio; inoltre, non comporta controlli di nessun genere sul prodotto, che può essere adulterato a piacimento.


Cos’è @.R.A. Come e quando nasce? Associazione radicale antiproibizionista, nasce nel 2008 per rilanciare la battaglia antiproibizionista radicale, per la legalizzazione di tutte le droghe; eravamo sotto la legge Fini-Giovanardi e iniziammo con iniziative su due temi, sui quali secondo me si accaniva una estrema deriva del proibizionismo, cioè la cannabis terapeutica, laddove si impediva ai malati di accedere ai farmaci cannabinoidi, a causa della demonizzazione della canapa, e i test antidroga, che vedevo come un controllo sui comportamenti privati dei cittadini con la scusa della sicurezza.

Ecco, la Fini-Giovanardi. Cosa cambia nel passaggio a questa nuova legge che sta per essere approvata? Forse verrà reintrodotta la distinzione tra droghe “leggere” e “pesanti”, forse, e dico forse perché dobbiamo ancora vedere come saranno recepiti gli odg (ordine del giorno, ndErremmenne) presentati. Diminuiscono le pene. A parte questo, è lo stesso impianto proibizionista di sempre, e rimane il divieto assoluto di coltivazione.



E rispetto alla Iervolino-Vassalli quali novità? Non molte, un solo cambiamento significativo è stato portato alla strategia antidroga italiana, ed è quello introdotto con il referendum radicale del 1993, che stabilì il concetto di non punibilità dell’uso personale, abrogando il primo comma della Iervolino-Vassalli.

E il d.l. Lorenzin recepisce questo concetto? Nominalmente sì, così come la Fini-Giovanardi. Ovviamente poi succede spesso che il confine tra dose personale e spaccio sia labile, perché si acquista anche per altri, o perché si acquista una dose che duri del tempo, ecc.ecc. Rimane comunque una delle cose più assurde, cioè che chi compra per uso personale in piazza incorre in sanzioni amministrative, chi per lo stesso uso personale coltiva una pianta incorre in sanzioni penali.

Quali, secondo lei, i difetti più evidenti di quest’ultimo D.l.? Al momento, la minimale differenza con la legge precedente, che ha riempito le carceri e ingrassato la criminalità organizzata. Vediamo però il documento finale, che potrebbe risultare ancora peggiore.

Quattro tabelle in luogo di due sole. Cosa vorrà dire? La divisione in quattro tabelle va incontro alla necessità di classificare più di 500 nuove sostanze, che sono state immesse sul mercato dal 2006 ad oggi.

La cannabis dovrebbe essere in due di queste quattro: una con la cannabis “naturale” l’altra con quella “arricchita”. che senso ha questa distinzione? La cannabis, per ora, è in una tabella creata appositamente per questa sostanza, ma un odg impegnerebbe il Governo a rivedere la collocazione della cannabis ad “alto contenuto di THC”, una decisione assurda sotto molto punti di vista, non ultimo l’impossibilità per i consumatore di sapere, al momento dell’acquisto, il contenuto in THC. Ma rimandiamo questo tema al momento in cui la legge verrà varata.

Perchè s’è proceduto a suon di voto di fiducia? Questo andrebbe chiesto al Governo … il voto di fiducia e lo strumento del decreto legge di urgenza, già bocciato dalla Corte Costituzionale, impedisce di fatto il dibattito parlamentare e di conseguenza quello pubblico.

Che ne sarà delle possibilità che la pronuncia della Corte Costituzionale aveva aperto in materia di revisioni dei processi? Dovrebbe, in teoria, applicarsi la nuova legge, anche retroattivamente, e questo potrebbe liberare qualche posto nelle carceri italiane, già tanto sovraffollate da meritarsi ingenti multe da parte dell Europa. Ma anche su questo aspettiamo tutto il decorso legislativo e … incrociamo le dita.

Quando comincia la storia del proibizionismo in Italia, e perchè? In Italia, così come in tutto il mondo, il proibizionismo inizia, dopo il fallimentare esperimento con gli alcolici, e altri svariati prologhi, col Narcotics Act degli anni 60; e con la “war on drugs” lanciata da Nixon nel 1971. Tutti i paesi sono stati obbligati a seguirne l’esempio, determinando quello che la Global Commission on drugs, un ente indipendente che sta producendo rapporti autorevoli e dettagliati sul fallimento della guerra alla droga, definisce “imperialismo sulle politiche sulle droghe”.

Quando finirà la War on drugs? Il movimento antiproibizionista sta crescendo in modo incisivo, e in più parti si invoca una fine a questa strategia rivelatasi dannosa, oltre che inutile. Temo che in Italia, dove la malavita è molto forte, e i movimenti antipro molto divisi tra loro, resterà una delle ultime sacche di resistenza del proibizionismo.

Quali sono le ragioni per abbandonare questa War on drugs? La guerra alla droga non ha avuto gli effetti sperati; il consumo è aumentato vertiginosamente, in tutto il mondo, e sono stati sprecati miliardi di dollari; interi Stati sono sotto il controllo dei narcotrafficanti, per esempio il Messico o la Guinea Bissau; gli scontri tra bande di trafficanti e forze dell ordine hanno prodotto, nel solo Messico, 165.000 morti. Non solo non è servita a nulla, ma ha generato violenza sociale, corruzione, spreco di denaro pubblico ed ha riempito le carceri di tutto il mondo di consumatori e di piccoli spacciatori, mentre chi movimenta tonnellate resta il più delle volte totalmente impunito, grazie al potere che deriva dalla gestione di uno dei maggiori business al mondo, insieme al traffico delle armi e degli esseri umani. La proibizione si basa su un errore di fondo, perché non esiste una correlazione razionale tra la tossicità dei prodotti e la proibizione, basti pensare alla cannabis (0 morti), e al tabacco (Italia, 70.000 morti/anno). Inoltre lo Stato non dovrebbe giudicare sui comportamenti privati dei cittadini e sui loro consumi, secondo il principio liberale “se non c’è vittima non c’è reato”.

Vede qualcuno, in Parlamento, che vorrebbe, potrebbe e saprebbe mettere la parola fine a questa lunga parentesi proibizionista? Vedo molti pronti a “cavalcare” l’argomento, specialmente in periodo elettorale, ma dopo tante delusioni meglio aspettare i fatti. Le parole non servono più.