La Marijuana fa Ricco il Colorado



La seconda epoca d’oro del Colorado inizia il 1 gennaio 2014 quando la Corte di Denver legalizza ufficialmente la marijuana in tutto lo Stato. Da quel giorno è affluito nelle casse del Colorado un vero e proprio fiume di denaro, precisamente 184 milioni di $ che dovrebbero diventare 610 milioni entro il 30 giugno 2015 (1 Miliardo di $, contando anche la marijuana a fini medici)

Non c’è pericolo che questi soldi finiscano in mani sbagliate: il Fiscal Budget del 2015-2016 è già pronto e i contribuenti del Colorado vi hanno trovato una sorpresa. Il Marijuana Tax Cash Fund. permetterà un taglio diretto delle tasse corrispondete a 30,5 milioni di $, e sarà seguito da investimenti che faranno risparmiare ai cittadini migliaia di dollari. Qui i 3 principali:

33,6 milioni saranno prelevati per rinforzare i controlli su produttori e commercianti di “pot”. Le statistiche infatti fanno suonare l’allarme: il 29,9% dei produttori rifornisce ben il 90% dei consumatori.

45,5 milioni saranno stanziati per finanziare programmi di educazione, borse di studio e un fondo di sostegno per ogni studente del Colorado.

40,4 milioni saranno destinati al recupero dei tossicodipendenti da droghe leggere e pesanti.

Il governatore democratico John Hickenlooper può quindi dormire sonni tranquilli: ” Le performance economiche del Colorado continuano a superare quelle della media nazionale. La disoccupazione è scesa al 4,7%, la più bassa dal 2008. Il futuro è roseo” . Ovviamente questi risultati non derivano solo dalla tassazione sulla vendita di marijuana, ma ormai il contributo del settore all’economia è rilevante.

I detrattori della marijuana non mancano tuttavia nemmeno in Colorado. C’è paura che la situazione possa sfuggire di mano, che i turisti (in gran parte californiani) trasformino lo Stato delle montagne innevate e dei canyon in un grande coffee shop. Il timore maggiore è che la fascia di popolazione che fa uso quasi quotidiano dello stupefacente possa scivolare nella tossicodipendenza. Il 67% della domanda è assorbito dal 21% dei consumatori. “Best customers are the problem users”, così hanno concluso dal Marijuana Policy Group del Dipartimento delle Entrate del Colorado. E se, dopo la legalizzazione, il Colorado è diventato uno degli States con meno arresti per marijuana (2,800 ogni 100mila abitanti), è anche vero come sia uno dei maggiori consumatori pro capite: 9000 persone su 100mila.

Tra buoni propositi e qualche problema all’orizzonte, la gestione della Gold, o meglio, Green Rush ha attratto gli occhi degli altri Stati dove la marijuana è legalizzata: Washington DC, Alaska e Oregon. E, a Seattle (Washington), dove “l’erba” diventerà legale dalla metà del 2015, le autorità stanno già facendo i conti: 190 milioni di tasse solo per i primi 4 anni.



Il THC può rallentare la crescita tumorale

Nuova scoperta su come il THC possa rallentare la crescita tumorale




È stato scoperto un nuovo canale di comunicazione fra cellule che permette al THC una maggiore efficacia nell’aggredire i tumori innescando la morte delle cellule malate. Una recente ricerca svolta dal Dipartimento di Farmacia dell’Università di East Anglia in Regno Unito insieme alla Complutense University ha riconfermato l’azione del THC contro le cellule tumorali e ha individuato nuovi neurotrasmettitori coinvolti nella regressione delle neoplasie. Gli esperimenti su cavie con cellule cancerose umane del seno e del cervello hanno rilevato un’autofagia cellulare e un rallentamento della crescita di nuove cellule malate a seguito di somministrazione di THC. Su Cannabis Terapeutica abbiamo parlato spesso dell’azione dei cannabinoidi su questi tipi di patologie, come in questi articoli sui tumori al seno e al cervello.

Il risultato più importante della nuova ricerca riguarda la prova di un’azione del THC attraverso i recettori cellulari CB2 e , che aumentano nelle cellule cancerose e ne controllano la sopravvivenza. L’assimilazione dei cannabinoidi tramite CB2 e GPR55 si aggiunge quindi alla già conosciuta attivazione del recettore CB1 per modificare i meccanismi di regolazione cellulare. Oltre ai risultati su cavie vengono menzionati due casi di pazienti con tumori cerebrali molto aggressivi, le cui cellule hanno iniziato un’autofagia a seguito di somministrazione di THC intracranica.

Il capo del team di ricerca, il dottor Peter McCormick sottolinea come quest’ultimo studio contribuisca a una migliore comprensione degli effetti del THC sulle crescite tumorali a bassi e alti dosaggi. In un’intervista riportata da LeafScience in merito a questi risultati, McCormick sconsiglia però ai pazienti le cure autonome con cannabinoidi e sottolinea che nelle ricerche cliniche si utilizzano componenti isolati la cui corretta concentrazione risulta vitale per un’efficacia terapeutica impossibile da ottenere in ambiente domestico. “Grazie all’identificazione dei recettori coinvolti – ha spiegato il dottore – abbiamo fornito un importante passo verso il futuro sviluppo di terapie in grado di sfruttare le interazioni che abbiamo scoperto per ridurre la crescita del tumore”.

Anche questo studio mantiene solide le speranze per farmaci cannabinoidi efficaci contro i diversi tumori. Sono intanto sempre più numerose le ricerche riportanti l’efficacia dei cannabinoidi anche in combinazione con i tradizionali trattamenti antitumorali, come questa ricerca della St George’s, University of London o questo studio che evidenzia l’efficacia di trattamenti combinati con THC e TMZ, molecola utilizzata per il trattamento del glioma. A questo si aggiungono gli effetti benefici, già ampiamente dimostrati, nei confronti degli danni causati dalla chemioterapia e la possibilità di ridurre gli agenti chemioterapici se associati a cannabinoidi.

Coltivare la canapa aiuterebbe l’agricoltura italiana

Così potrebbe essere sintetizzata l’iniziativa di due giovani imprenditori italiani: Eugenio Battaglia e Jacopo Amistani. Loro infatti vogliono far ripartire l’utilizzo industriale della canapa, molto in auge negli anni ’50 per la versatilità del prodotto, poi caduto nell’oblio a causa della concorrenza di materiali alternativi, ma soprattutto, per la sua messa al bando poiché da essa si può ricavare la marijuana. In realtà coltivare la canapa aiuterebbe l’agricoltura italiana!



Nel nostro Paese da pochi anni si registra una timida ripresa, complice la riabilitazione legale del 1998, che consente la coltivazione delle piante a basso tenore di Thc (la sostanza responsabile degli effetti stupefacenti). Ma siamo comunque molto indietro rispetto ad altri Paesi che non hanno mai smesso di utilizzarla.

L’idea dei due ragazzi, Eugenio, studente di biotecnologie, e Jacopo, fondatore di Open Source Ecology, è Hempbox , da “hemp” (canapa in inglese), una start-up che applica un modello di filiera esportabile e applicabile in qualunque regione italiana.


Portando la coltivazione di Cannabis sativa in quelle aree rurali depresse o abbandonate o depresse gli si dà una nuova chance per riprendersi e innescare un ciclo virtuoso che porta anche a fornire i semi ad altricoltivatori. Il tutto grazie ad un modello open source in cui la realizzazione di macchinari per la trasformazione della canapa dovranno restare a non oltre gli 80 km di distanza dalle coltivazioni.

E’ poi prevista una piattaforma di e-commerce per facilitare la vendita del raccolto. A supportarli Tin Hang Liu, fondatore del progetto OSVehicle – l’automobile personalizzabile che abbatte i costi grazie alla progettazione condivisa e continua da parte di chiunque.

Ora i due giovani italiani aspettano un primo finanziamento pari a 3 milioni di euro per far partire concretamente la loro idea ma intanto a loro va il grande merito di aver riabilitato la canapa, dandogli la possibilità di diventare un fattore per il comparto agricolo in crisi da decenni.





Una ricerca condotta in Israele ha rivelato che la cannabis protegge il cervello dallo stress




Il dibattito sulla cannabis per uso medico da tempo divide il mondo della scienza, ma anche l’intera società, tra chi si definisce a favore e chi contrario al suo utilizzo per scopi terapeutici. A inasprire la controversia tra favorevoli e contrari, vi sono i vari fatti di cronaca che si leggono spesso sui giornali, relativi alla detenzione abusiva di cannabis coltivata privatamente a scopo di lucro, che ha ben poco a che vedere con quella destinata a scopi scientifici.

In Italia, i regolamenti che consentono o vietano l’uso della cannabis per scopi terapeutici sono elaborati a livello regionale; in Basilicata, le proposte di legge fino ad ora presentate si sono arenate. Sarà probabilmente compito del nuovo Comitato etico unico regionaleinsediatosi in questi giorni - e che si occupa appunto degli aspetti bioetici, giuridici e deontologici della sanità - formulare le dovute valutazioni anche su questa tematica.
Gli studi di approfondimento in materia sono comunque sempre più numerosi. L’ultimo, condotto in Israele, è rivolto agli effetti della marijuana sul cervello.

Lo stress è considerato ormai la malattia dei tempi moderni. Determinato da molti fattori psicologici o ambientali diversi, lo stress cronico può a lungo andare provocare danni alle più naturali funzioni del cervello, come ad esempio la memoria e la capacità di apprendimento.

All’Università di Haifa, un gruppo di ricercatori guidati dalla dottoressa Irit Akirav della Facoltà di Psicologia, ha condotto uno studio per determinare in che modo un cannabinoide sintetico denominato WIN55,212-2 potesse contrastare i danni provocati da stress cronico sulla memoria a breve termine, e rafforzare nello stesso momento quella a lungo termine. In laboratorio, i topi trattati con dosi giornaliere di tale cannabinoide mostravano migliore capacità di apprendimento e di memoria. Non solo: i topi sottoposti al trattamento hanno anche dimostrato una diminuzione dei tipici sintomi della depressione da stress, come mutamenti del comportamento o del peso.

Mentre lo studio dell’Università di Haifa deve ancora approfondire come esattamente la marijuana sia in grado di invertire i danni sulla memoria e l’apprendimento, altri studi precedenti hanno dimostrato che essa potrebbe essere in grado di estinguere la paura, anche se non è stato ancora chiarito se la rimozione dei “brutti ricordi” possa contribuire a migliorare la memoria.

In ogni caso, i risultati di questo studio pubblicato sulla rivista scientifica Neuropsychopharmacology sono significativi e, come osserva la dottoressa Akirav, potrebbero davvero rappresentare l’inizio di un nuovo metodo per trattare e curare i deficit cognitivi che accompagnano una varietà di disturbi neuropsichiatrici causati da stress cronico. In conclusione, la marijuana può essere una soluzione incoraggiante quando si tratta di disturbi del cervello.



Fonte: www.ilmetapontino.it

Tè alla marijuana

In molti si sono chiesti se è possibile preparare un tè alla marijuana mantenendo gli effetti, la risposta è SI!



La marijuana non è idrosolubile ma è liposolubile, quindi se facessimo il tè alla marijuana come un normale tè non otterremo gli effetti desiderati.

Ma allora come si fa il tè alla maria?
Ecco la ricetta:

-Procurati 1/2 grammo della tua marijuana preferita e macinala
-Versa 720 ml di acqua in un piccolo pentolino.
-Porta l'acqua a bollire su una fiamma alta.
-Aggiungi 2 cucchiai da tavola di burro.
-Aggiungi il tuo 1/2 grammo di marijuana macinata.
-Lascia bollire l'acqua utilizzando una fiamma intensa e mescola frequentemente per rimuovere la marijuana dai lati del pentolino riportandola nell'acqua
-Lascia bollire intensamente la marijuana, l'acqua ed il burro per circa mezz'ora.
-Quando sarà trascorsa la mezz'ora, filtra l'acqua versandola in una tazza sufficientemente capiente per contenerla tutta.
A questo punto non avrai più bisogno dell' erba e potrai eliminarla dall'acqua dato che i principi attivi della marijuana si saranno aggregati al burro.
-Il tè alla marijuana sarà davvero bollente e sarà necessario lasciarlo raffreddare.
Se lo desideri, aggiungi all'acqua una bustina del tuo tè preferito per intensificarne l'aroma.



Bhe ora non ti resta che assaggiarlo



Come per le altre ricette alla marijuana, assumendola per via orale, saranno necessari circa 45 minuti per sentire gli effetti ma dureranno per diverse ore.



Parte del testo è stato tratto da: it.wikihow.com

Cannabis terapeutica. Il suo uso fa diminuire i morti per overdose di analgesici oppiacei


USA - La legalizzazione della marijuana a fini terapeutici contro i dolori cronici e altre malattie, riduce del 24,8% il numero di morti per overdose di analgesici, così come fa sapere uno studio americano che ha comparato i dati tra gli Stati che hanno autorizzato la cannabis terapeutica e quelli che non l'hanno autorizzata.“L'uso eccessivo di analgesici e le conseguenti morti per overdose è come una crisi nazionale di salute pubblica”, dice Collen L.Barry, a capo dell'indagine. “Vi via che aumenta la nostra conoscenza dei rischi della dipendenza e le relative overdosi per l'uso eccessivo di analgesici oppiacei come Oxycntin e Vicodina, i pazienti con dolori cronici e i loro medici possono optare per il trattamento del dolore, totalmente o in parte, con l'uso della marijuana medica negli Stati in cui questa è legale”. La ricerca, basata sui dati del Centro di Controllo e Prevenzione delle Malattie (CDC) tra il 1999 e il 2010, è stato pubblicato questa settimana sulla rivista Jama Internal Medicine. In Usa tre Stati (California, Oregon e Washington) hanno legalizzato l'uso terapeutico della marijuana fin dal 1999, altri dieci lo hanno fatto dal 2010 e un'altra decina, oltre a Washington DC, hanno adottato le norme da poco. “In termini assoluti, gli Stati con leggi sulla marijuana terapeutica hanno registrato 1.700 morti in meno per overdose di analgesici oppiacei nel 2010, e si spera che questa tendenza sia stata tale anche prima della legalizzazione”, dice Marcus Bachhuber, ricercatore dell'Università' della Pennsylvania e membro dell'équipe che ha realizzato lo studio. Circa il 60% dei morti per overdose di analgesici oppiacei si manifesta in pazienti con ricette mediche che hanno ottenuto in modo legale. 



“Ho curato il mio cancro con l’estratto di cannabis”, la testimonianza di un 63enne inglese




Mike Cutler, 63enne inglese di Hastings, ha raccontato di aver sconfitto il cancro che l’affliggeva grazie all’estratto di cannabis.


Nel 2009 gli era stato diagnosticato un tumore al fegato, per cui era stato necessario, nel novembre dello stesso anno, un trapianto. Sembrava che tutto si fosse risolto, ma dopo poco più di 3 anni, il tumore si è ripresentatodiffondendosi.


Senza perdere la speranza il signor Cutler ha fatto delle ricerche su internet e si è imbattuto in un video che racconta i vari effetti antitumorali dei cannabinoidi.


Lui racconta che già dopo 3 giorni d’assunzione i dolori da lui definiti insopportabili erano spariti. Nel maggio del 2014 si è recato al Royal Free Hospital di Londra per una biopsia e i medici gli hanno comunicato che le nuove formazioni cancerose erano sparite. Un portavoce dell’ospedale ha confermato che il signor Cutler non abbia ricevuto trattamenti anticancro dal giorno del trapianto nel 2009.


“Quando ho scoperto che ero guarito – ha raccontato al Daily Mail – ero completamente scioccato. Sono un padre di famiglia normale, non un drogato. Ho avuto una grave malattia e la cannabis mi ha curato”.




Ha iniziato a prendere la cannabis dopo aver visto un video online su come potrebbe contribuire a curare la malattia.
Dopo averla acquistata da uno spacciatore, ha iniziato a coltivare le proprie piante, per estrarre l’olio dalle infiorescenze prendendone una capsula al giorno.

Il signor Cutler è oggi protagonista di una campagna per modificare la legge del Regno Unito e consentire l’utilizzo legale di estratti ed altri forme di cannabis in medicina. Di recente è stato uno dei relatori ad un evento sull’uso terapeutico della cannabis insieme al professor David Nutt e a Caroline Lucas del Brighton Community Centre.

La dottressa Kat Arney, responsabile della comunicazione scientifica del Cancer research UK ha spiegato al Daily Mail: “Sappiamo che i cannabinoidi possono avere una serie di effetti diversi sulle cellule tumorali coltivate in laboratorio e nei tumori delle cavie animali ma al momento non abbiamo abbastanza prove da studi clinici per dimostrare che possono trattare in modo sicuro ed efficace il cancro nei pazienti. Nonostante questo siamo consapevoli del fatto che alcuni pazienti affetti da cancro scelgono di curarsi con estratti di cannabis”.

“Queste storie possono aiutare i ricercatori a capire se questi trattamenti possano aiutare o no, anche se questa è una prova debole rispetto alle sperimentazioni cliniche gestite correttamente. Il Cancer Research UK sta sostenendo studi clinici per il trattamento del cancro con estratto di cannabis e un cannabinoide sintetico al fine di raccogliere dati concreti sul modo migliore in cui questi farmaci possono essere usati a beneficio delle persone con il cancro”.


Fonte: Cannabisterapeutica.info


Arriva la marijuana di Stato: sarà prodotta dall’Esercito



Via libera alla coltivazione della cannabis per uso terapeutico La scelta è caduta sullo stabilimento chimico militare di Firenze


La Stampa - Lo Stato produrrà marijuana a uso terapeutico. Per un paradosso della storia, a produrla sarà l’esercito italiano: verrà coltivata dallo stabilimento chimico militare di Firenze. Le origini dell’istituto farmaceutico risalgono al 1853, quando a Torino fu istituito un deposito di Farmacia militare.


Oggi lo stabilimento fiorentino, nato con l’obiettivo di produrre medicamenti per il mondo militare, ha esteso la sua attività anche al settore civile. E ora produrrà i farmaci derivati dalla cannabis attualmente importati dall’estero a costi elevati. Il via libera è stato dato dai ministri della Difesa e della Salute Roberta Pinotti e Beatrice Lorenzin, dopo varie polemiche e rallentamenti. La notizia verrà ufficializzata entro settembre.

Pinotti (Pd) aveva dato da tempo il suo ok. Lorenzin (Ncd) è stata più prudente, non solo per un approccio culturale diverso: soprattutto perchè le questioni che il suo ministero deve affrontare sono diverse e molto delicate dal punto di vista tecnico. Era stato istituito un tavolo di lavoro dove la questione è stata esaminata anche con l’istituto farmaceutico militare. Adesso, spiegano al dicastero della Salute, sono in via di stesura i protocolli attuativi. A questo punto, non è escluso che entro il 2015 i farmaci cannabinoidi saranno già disponibili nelle farmacie italiane.

Eppure questa conclusione non sembrava così pacifica: si temeva da una parte della maggioranza che si aprissero le porte alla liberalizzazione delle droghe leggere. Ma chiarito che non è questo il caso, l’accordo è decollato. Il ministro Lorenzin ha sempre detto che «dal punto di vista farmacologico, non ci sono problemi all’uso terapeutico della cannabis: nessuno mette in dubbio gli effetti benefici, ma va trattato come un farmaco». Insomma, non si tratta di fumarsi una canna, ma di coltivazione e produzione controllata e monitorata da una struttura, addirittura militare.

Il ministro della Salute, che si definisce una persona «open mind» e non chiusa in preconcetti ideologici, come ha dimostrato pure sulla fecondazione eterologa, non accetta che su questa materia si agitino battaglie culturali con l’obiettivo di liberalizzare le droghe leggere. «La mia impressione è che in questo Paese non si riesca a parlare in temi in termini laici e asettici, senza ricominciare a parlare di liberalizzazione».

Diverso è il caso di agevolare l’uso della cannabis a uso terapeutico, in particolare il ricorso ai cosiddetti farmaci cannabinoidi per lenire il dolore nei pazienti oncologici o affetti da HIV e nel trattamento dei sintomi di patologie come sclerosi multipla, sla, glaucoma. Perchè questo è l’obiettivo che porta la svolta di affidare a una struttura militare la coltivazione della marijuana e la produzione dei farmaci derivati.

Molte diffidenze nei confronti del ministro Lorenzin erano venute da ambienti Radicali e anche del Pd. Era stato detto che la responsabile della Salute frenava, rallentava questa soluzione, che invece aveva visto la sua collega Pinotti subito d’accordo.

Il senatore Luigi Manconi del Pd è stato uno dei più critici: rimane ancora diffidente perchè vuole vedere se si andrà fino in fondo in questa scelta. Era stato lui a proporre una legge per consentire la coltivazione della cannabis da parte di soggetti autorizzati, come appunto lo stabilimento chimico farmaceutico militare di Firenze. «In condizioni, quindi, di assoluta sicurezza, ma il ministro Lorenzin ha ritardato nel dare una risposta positiva a fronte di una dichiarazione di consenso da parte del ministro Pinotti».

Adesso la risposta positiva c’è stata e nei prossime settimane verrà dato l’annuncio ufficiale.

Chi in questi anni ha insistito per questa soluzione, come la radicale Rita Bernardni, ha fatto presente i costi altissimi e la difficoltà di reperire i farmaci cannabinoidi. Infatti solo 60 persone in Italia hanno avuto accesso alla cannabis per uso terapeutico attraverso le Asl.

A Napoli la prima fiera internazionale sulla cannabis

CANNABIS: A NAPOLI LA PRIMA FIERA INTERNAZIONALE



Impiego medico della canapa ed il suo utilizzo civile, economico, industriale. Questi i temi che ispirano l'Associazione Canapa in Mostra che per la prima volta a Napoli ha organizzato, dal 31 ottobre al 2 novembre, una Fiera Internazionale della Canapa industriale e Medica(www.canapainmostra.com). L'intento è quello di far conoscere le proprietà preziose, i segreti e i molteplici usi della pianta di canapa.

"Se facilmente associamo questo nome alla cannabis ed ai suoi effetti psicotropi, abbiamo, invece, poca consapevolezza delle innumerevoli potenzialità della pianta, del suo impiego e degli enormi benefici ambientali ed economici dei prodotti che ne derivano (dai tessuti ai materiali edili, dalla carta alle vernici, alle materie plastiche, dal combustibile ad un olio alimentare dalle qualità eccezionali)" si legge in una nota di presentazione. La tre giorni porterà nel capoluogo partenopeo esperti, ricercatori, numerosissimi venditori italiani ed internazionali, oltre che migliaia di curiosi. Sono in programma conferenze, documentari e mostre, ma anche concerti e l'allestimento di stand espositivi.

Tra le tematiche previste dalle varie conferenze: la storia della canapa in Italia e inCampania; limiti e prospettive del suo utilizzo nel risanamento dei suoli inquinati; i vantaggi nell'edilizia e bioedilizia; la canapa terapeutica, casi, diagnosi e applicazione; canapa alimentare, proprietà nutritive; donna e canapa, il ruolo della donna nella canapicoltura. Nel corso della manifestazione sarà allestita la mostra delle opere dell'artista visivo milanese Matteo Guarnaccia, a cura di Francesca Caputo, che per l'occasione ha donato un suo inedito naturalmente ispirato al tema.


Fonte: eolopress.it

Marijuana: la legalizzazione porterebbe 30 milioni di euro annui allo Stato


Uno studio condotto dall’Associazione per i diritti degli utenti e consumatori (Aduc) sull’applicazione in Italia del “modello Colorado” per quanto riguarda la liberalizzazione della marijuana porterebbe circa “30 milioni di euro all’anno di introiti fiscali per le casse dello Stato”.

E’ quanto avrebbe stimato l’associazione che ricorda come solo nel primo mese dell’entrata in vigore della legge che ha legalizzato la produzione e vendita della cannabis, i 59 negozi Usa autorizzati hanno fruttato allo Stato 3,5 milioni di dollari (2,5 mln di euro).

In un’intervista rilasciata all’Adnkronos, Vincenzo Donvito, presidente dell’Aduc spiega che la “tassazione americana prevede un prelievo fiscale del 15% sul consumo (pari alla nostra Iva al 22%) e del 2,9% sulle vendite”.

Pertanto sottolinea Donvito, “se in Colorado in un mese si sono ricavati due milioni e mezzo di euro per le casse dello Stato, è questa la cifra minima minima che si potrebbe realizzare anche da noi con la marijuana legale”.

Inoltre le stime sarebbero ancora più fruttose, considerando che in Colorado vi sono tre milioni di abitanti a fronte di 55 milioni in Italia.
“Abbiamo in cantiere uno studio accurato che, sulla base dell’esperienza del Colorado, e con le dovute differenze dei regimi fiscali Usa e italiano (e dell’impatto del prodotto nei due diversi Stati), per capire quanto realmente potrebbe ‘fruttare’ allo Stato la legalizzazione e la vendita di cannabis”, prosegue il presidente dell’Associazione che precisa con cauto ottimismo che per capire il trend in Colorado bisognerà osservare l’andamento nell’arco dell’anno.

“Qualcuno l’ha chiamato il boom del secolo perché è un nuovo prodotto sul mercato e la nuova situazione in Colorado è stata definita come il new deal del capitalismo americano” afferma Donvito che sottolienando come la legalizzazione di un prodotto, come ad esmpio il settore della prostituzione, “sarebbe soggetto a tassazione e quindi produrrebbe introiti per lo Stato. Per quanto riguarda la marijuana in particolare, ci sarebbe anche un indotto importante per la coltivazione o la consulenza sul prodotto”.
Infine conclude il presidente di Aduc: “La cannabis è meno dannosa di altri prodotti ricreativi come l’alcol, senza contare che per la medicina, in ambito terapeutico dell’uso di questa sostanza, si aprirebbero nuove strade di impiego e di sperimentazione farmaceutica”.


DONVITO, CI SAREBBE ANCHE UN INDOTTO IMPORTANTE (Adnkronos) – «Siamo al primo mese di osservazione anche in Colorado -fa notare Donvito- quindi per un’analisi del trend bisognerà ‘spalmarè l’analisi almeno su 12 mesi». «Qualcuno l’ha chiamato il ‘boom del secolò, perchè è un nuovo prodotto sul mercato -ricorda l’Aduc- e la nuova situazione in Colorado è stata definita come il ‘new deal’ del capitalismo americano». In generale, fa notare il presidente dell’Associazione per i diritti degli utenti e consumatori, «qualunque prodotto sia legale, anche la cannabis o la prostituzione, sarebbe soggetto a tassazione e quindi produrrebbe introiti per lo Stato. Per quanto riguarda la marijuana in particolare, ci sarebbe anche un indotto importante per la coltivazione o la consulenza sul prodotto». «La cannabis -conclude Donvito- è meno dannosa di altri prodotti ‘ricreativì come l’alcol, senza contare che per la medicina si aprirebbero nuove strade di impiego e di sperimentazione farmaceutica». (Red/Zn/Adnkronos)

Fonte: www.direttanews.it

Studio: cannabis efficace contro colite ulcerosa e morbo di Crohn


La cannabis potrebbe essere un trattamento efficace contro la colite ulcerosa e il morbo di Crohn, due malattie intestinali sempre piu’ diffuse. E’ la scoperta di Karen Wright della Lancaster University, grazie a una ricerca presentata al Meeting della British Pharmacological Society ieri a Londra.
I principi attivi della pianta con cui si produce hashish e marjiuana, i cannabinoidi THC e cannabidiolo, sono risultati efficaci regolatori della funzione intestinale.
La colite ulcerosa e’ una malattia che, assieme alla malattia di Crohn, rientra tra le sindromi infiammatorie croniche intestinali. Nella colite ulcerosa vi e’ una importante infiammazione che interessa soltanto il grosso intestino, con sintomi che vanno dalla diarrea all’emorragia.
Un meccanismo che sta dietro queste sindromi infiammatorie intestinali e’ la permeabilita’ delle pareti dell’intestino che diventa eccessiva e cosi’ facendo lascia penetrare i batteri della flora intestinale che fanno danni al tessuto.
Gli esperti hanno scoperto, per ora in provetta, che i principi attivi della cannabis possono riportare alla normalita’ questa alterazione della permeabilita’ del tratto intestinale e potrebbero quindi aiutare nella terapia contro queste diffuse malattie infiammatorie.




Cannabis terapeutica tra storia e futuro


cannabisterapeutica.info ) - L’utilizzo medico e terapeutico della cannabis affonda le radici nella storia dell’umanità. La cannabis ha unalunga storia legata alla medicina tradizionale cinese. Annoverata tra le 50 “fondamentali” erbe mediche, veniva prescritta per il trattamento di diversi sintomi ed era utilizzata persino dall’imperatore Shen Nung, appassionato di farmacologia. Nel 2737 a.C. Shen fu il primo ad includere i benefici legati all’uso della marijuana in un trattato di medicina. Nel primo secolo d.C. venne completato il “Pen Ts’ao Ching”, basato sulle pratiche tradizionali di quel periodo e conosciuto come la più antica farmacopea del mondo. Qui la cannabis è raccomandata per più di cento disturbi, tra cui la gotta, la malaria e i reumatismi. Secoli più tardi numerosi testi cinesi la consigliarono invece per il trattamento di emorragie, infezioni, parassiti e nausea. In seguito, Hua Tuo (140-208 d.C.) venne accreditato come la prima persona ad aver usato la cannabis come anestetico. Altro testo antico conosciuto perché contiene una prescrizione di cannabis per un disturbo infiammatorio è il papiro Ebers (nella foto) del 1550 a.C.

Anche in India la pianta conobbe un ampio impiego in ambito terapeutico. Tra il II e il I secolo a.C. le ripetute migrazioni delle tribù nomadi dell’Asia Centrale ne favorirono la diffusione nel bacino delMediterraneo, in Europa e in Medio Oriente. In Europa nel I secolo d.C., Dioscoride presenta nella sua “Materia Medica” una delle più antiche raffigurazioni della pianta e la raccomanda per mal d’orecchi, edemi, itterizia e altri disturbi. Nello stesso periodo Plinio il Vecchio ne consigliava l’uso per curare emicrania e costipazione, mentre Galeno, più tardi, la cita come rimedio contro le flatulenze, il mal d’orecchi e il dolore in genere.

ella prima parte del Medio-Evo la pianta continuò ad essere usata a scopo mistico e terapeutico, ma la “civilizzazione” delle culture pagane, né condizionò la progressiva scomparsa dal continente europeo. L’inquisizione del XII secolo, si scagliò contro l’uso della cannabis ma i viaggiatori di ritorno da Africa e Asia reintrodussero in Europa l’uso terapeutico della pianta e nel 1621 l’inglese Robert Burton, in “The Anatomy of Melancholy”, la consigliava per il trattamento della depressione. Dobbiamo aspettare l’inizio dell’Ottocento per vedere la nascita di un vero interesse scientifico con il dottor W. B. O’Shaughnessy che sistematizzò le conoscenze sulle proprietà medicinali di questa pianta. È il 1839 quando descrive usi e benefici della cannabis appresi in India, supportati da una serie di esperimenti in malattie quali rabbia, reumatismi, epilessia, tetano, arrivando a definire la cannabis, come «il perfetto rimedio anticonvulsivo». Fra il 1840 e il 1900 furono pubblicati più di 100 articoli sugli usi medici della cannabis, tra i quali quello del 1890 pubblicato dalla rivista Lancet a firma del dottor J. R. Reynolds che riassume 30 anni di esperienza con la canapa in medicina. In Italia la farmacopea ufficiale includeva sia l’estratto sia la tintura di cannabis (cfr. P.E. Alessandri in: “Droghe e piante medicinali”, 1915).

La storia della cannabis come farmaco si chiuse bruscamente, almeno in America e in Europa, appena prima della seconda guerra mondiale e bisogna aspettare gli anni ’70 per rivedere i primi cenni di una rivalutazione. Il libro del dottor Lester Grinspoon“Marijuana reconsidered” (1971) è il primo testo “moderno” a riesaminare in modo critico e senza pregiudizi la letteratura scientifica antica e recente. Oggi la cannabis in molti Paesi sta avendo sempre più attenzione come trattamento per le patologie più disparate e i moderni metodi di indagine scientifica hanno permesso di convalidare molti degli effetti terapeutici scoperti in passato, trovandone di nuovi. Il futuro della ricerca, che speriamo sia sempre meno legato a scelte politiche, sarà incentrato sul sistema endocannabinoide, considerato un perfetto bersaglio farmacologico, o sui cannabinoidi incapsulati in nanoparticelle per avere il massimo controllo sulla somministrazione dei farmaci.

Emilia-Romagna: approvato disegno di legge per la cannabis terapeutica


dolcevitaonline.it ) - La Commissione Salute e Politiche sociali della regione Emilia-Romagna ha approvato a larga maggioranza il disegno di legge sulla cannabis terapeutica. A favore del ddl Pd, Sel, M5S, Fds, Verdi e gli indipendenti Favia e Grillini, contrario il centro-destra.

Obiettivo della legge in via di approvazione sarà quello di allentare il peso della burocrazia per l’ottenimento dei farmaci cannabinoidi (circa 200 pazienti giù autorizzati in regione) e dare copertura attraverso il Sistema Sanitario Regionale ai suoi costi.

Semi di canapa, il “veg” che fa bene alla salute

Dalla canapa coltivata, i semi buoni da mangiare curano mente e corpo. Una scelta veg sempre più di moda.



(la stampa) - Oggi i semi di canapa tornano alla ribalta negli alimenti salutistici, in particolare rivolti ai vegani. Quella che utilizziamo in Occidente è la varietà Sativa¬, con principi attivi più sotf rispetto all’orientale Indica entrata in Europa, come vuole la tradizione, solo dopo Napoleone.I semi di canapa hanno molto da offrire, non solo ai vegani, ma anche alle persone attente alla propria salute: contengono infatti oltre il 25% di proteine composte da amminoacidi essenziali, ottimi quantitativi di vitamine (A, E, B1, B2, C, PP…) e minerali (ferro, calcio, magnesio, potassio, fosforo). Ma non solo; per i fan dei grassi “buoni”, i semi di canapa sono un vero e proprio contenitore vegetale di lipidi buoni come gli acidi grassi essenziali omega 3 e omega 6, più la lecitina.

I semi di canapa sono stati sfruttati da millenni in tutto l’Oriente per svariati scopi salutistici, in particolare per le sue virtù antinfiammatorie.
La storia ufficiale vuole che la pianta sia stata esportata nelle Americhe soltanto dopo Cristoforo Colombo, eppure rilevamenti effettuati in Perù dimostrano che alcune mummie risalenti intorno al 100 d.C. presentassero residui di Cannabis e Cocaina.
Per quanto riguarda l’utilizzo come psicotropo o come fumenti da utilizzare durante la meditazione, vi sono “pezzi di storia” che riguardano l’antica India, il Nepal, la Siria eccetera.
La Cina, invece, un tempo adoperava pianta e semi quasi esclusivamente a scopo terapeutico, in particolare nella riduzione di dolori; per patologie caratterizzate da carenza di Yin e per problemi di costipazione. Il fumo, invece, veniva sfruttato contro mal di denti e problemi del cavo orale.

Più recentemente, in seguito a una analisi condotta nel 2001 in riferimento ad alcuni studi scientifici dell’anno precedente, si è confermata l’efficacia della pianta contro il dolore neuropatico, spastico e tumorale, nonché nelle sindromi dolorose della sclerosi multipla.
Nel 2009 fu guidato un altro studio abbastanza articolato presso l’ Università Complutense di Madrid dove si è potuto dimostrare che iniettando quotidianamente il principio attivo della Marijuana – il THC – su topi con cancro in fase avanzata, le cellule cancerogene avviavano un processo di autodistruzione per autofagia, riducendo per oltre l’80% la crescita del tumore.
Ovviamente tali concentrazioni di principio attivo si trovano solo in alcuni farmaci sperimentali, mentre nei semi acquistabili in qualsiasi negozio un po’ fornito se ne trova in quantità minuscole. Si pensi che dell’olio estratto dai semi che, per ovvi motivi, ne contiene una concentrazione superiore, bisogna berne quasi 10 litri al giorno per sortire il minimo effetto del principio attivo della canapa coltivata.

Più elevato è, invece, l’effetto antinfiammatorio che si può rilevare in maniera abbastanza marcata fin dal primo periodo di utilizzo, soprattutto in caso di artrite e reumatismi.
L’utilizzo casalingo dell’olio di semi sembra ottenga discreti risultati anche in caso di malattie respiratorie come tracheite, sinusite e asma, oppure problemi dell’apparato cardiovascolare, associato a arteriosclerosi. Sembra utile anche in caso di problemi muscolari e per potenziare il sistema nervoso. Ovviamente non deve essere adoperato alla stregua di una medicina, senza previa autorizzazione del medico curante, piuttosto è bene aggiungerlo alla dieta quotidiana per favorire il proprio benessere.

I semi si possono aggiungere allo yogurt, a minestre, zuppe, salse, pesti, oppure tritarli a mo’ di farina per la preparazione di biscotti, torte, pane eccetera.
In Giappone, per esempio, si utilizza una miscela di spezie chiamata Shichimi composta da semi di canapa, sesamo, papavero, peperoncino, scorze di agrumi, alghe nori, pepe e zenzero.
In voga tra gli amanti del vegan è il famoso formaggio Hemp-Fu. Una sorta di Tofu preparato, anziché con i semi di soia, con quelli di canapa.
La preparazione è semplicissima: dopo aver messo in ammollo i semi, si frullano insieme a una piccola quantità di acqua, dopo di che si mettono a “cuocere” in acqua bollente per alcuni minuti in maniera da produrre il “latte di canapa”.
A questo latte si aggiunge una piccola quantità di cloruro di magnesio (Nigari) in maniera da farlo cagliare come fosse formaggio. Poi si scola il tutto in un canovaccio pulito e si lascia riposare un’oretta collocando, al di sopra, un peso (per sgrondare totalmente l’acqua).

Prodotto salutistico per eccellenza, Hemp-Fu può essere consumato crudo o cotto in una grande varietà di ricette.
La fibra che rimane dal latte filtrato non si butta, ma si fa essiccare e si aggiunge alla preparazione di pane, cracker, biscotti eccetera.
Per i fanatici della salute, si può anche adoperare l’olio di canapa adatto per le persone che hanno problemi dermatologici.
Ecco pertanto come da una semplice pianta si possono ricavare alimenti gustosi e benessere con estrema facilità.

Genitori "fattoni"

Fare il genitore è molto stressante? Provate con la cannabis! Da Beverly Hills il loro eco arriva fino in Italia: sono le "madri fattone"


Niente da dire. Fare il genitore è davvero molto stressante, lo riconosco. Chiedete ai miei, ai vostri, chiedete a qualunque bambino e saranno tutti d'accordo. Per cui non è una sorpresa, ne tanto meno moralmente sbagliato, che il genitore cerchi qualche valvola di sfogo ogni tanto per alleviare lo stress. Alcuni scelgono un bicchiere di scotch, o cinque, dopo una lunga giornata di lavoro. Altri, nei paesi dove gli è concesso, scelgono di rilassarsi aspirando una cimetta (o cinque) della propria erba preferita. Altri ancora scelgono entrambe le cose. Vale la pena a questo punto chiedersi quale di queste tipologie di genitori è più adatto per crescere i propri figli e servire da modello?

Se facessi questa domanda in Italia, dove il grado di ignoranza in materia è sicuramente sotto la media europea (e non solo), la risposta sarebbe ovvia...

"Erba?! Ma siamo matti! Io non uso droghe!"

Ma la realtà è un altra: davanti ad una scelta è meglio che il genitore sia indirizzato a scegliere la cannabis e non l'alcool.

Di recente negli USA è salito alla ribalta della cronaca un gruppo di "Cannabis mamme" di Beverly Hills che sostengono di essere genitori migliori grazie alla cannabis. Mentre il reale motivo di questa campagna di sensibilizzazione, che ha coinvolto HBO, CNN, FOX e CBS, appare un tantino confuso (pare infatti che una di queste mamme stia per investire ingenti somme nell'industria della canapa), c'è sicuramente un fondo di verità nelle parole di queste "verdi" mamme.

Nel corso di questi documentari/interviste le mamme ribadiscono quello che tutti noi dovremmo sapere e divulgare: la cannabis non è dannosa perchè naturale, una semplice pianta. Queste mamme fanno rispettare l'idea che la marijuana per uso medico non solo faciliti ad allievare i dolori fisici conseguenti ad una giornata di lavoro, ma renda più tranquilli e premurosi, tant'è che addirittura, alcune di loro, parlano ai propri figli delle proprietà benefiche della cannabis.

Quest'ultima affermazione potrebbe essere parecchio discutibile (non proprio la migliore pubblicità per la legalizzazione), ma molti pensano che sia meglio raccontare ai bambini la differenza tra canapa. alcool e vere droghe in età precoce, piuttosto che ricevere cattive informazioni da media o "finti esperti" in età adulta.

Ma se la marijuana è più sicura e meno dannosa dell'alcool perchè ci si scandalizza se si sostiene che i genitori che la usano siano migliori di chi non lo fa, o peggio di chi usa altre sostanze? La risposta appare chiara: alcool e altre droghe tendono a distruggere le famiglie. E' stato documentato in molti film e show televisivi: da Breaking Bad, a American Beauty, Babbo Bastardo, Requiem For A Dream ecc., quest'ultimi ruotano attorno a figure disturbate e famiglie devastate che hanno come comune denominatore l'abuso di alcool e droghe pesanti.

Certo, un genitore troppo "fatto" potrebbe dimenticare di prendere il suo bambino da scuola o assicurarsi che si sia lavato i denti prima di dormire ma anche in questo capiamo come siano molto importanti le dosi e che abusare non è mai una cosa giusta.



Fonte: fanpage.it

Quanto si guadagna a coltivare canapa? le valutazioni economiche di Cesare Tofani

CANAPA ECONOMIA: le principali valutazioni economiche sulla produzione della canapa e dei suoi derivati – di Cesare Tofani


toscanapa ) -Ma alla fine… quanto si guadagna a coltivare canapa? La domanda sorge spontanea ed è più che legittima, specie considerando il panorama deprimente dell’agricoltura in Italia ai giorni nostri.

La risposta, o meglio le risposte, non sono naturalmente scontate, ma è doveroso farci due conti, come sono usi a fare gli agricoltori, con i piedi ben piantati per terra e la faccia esposta a tutti i venti.

Nell’articolo cerchiamo di esporre sinteticamente i dati aggiornati in nostro possesso, evidenziare alcuni fattori critici ed infine indicare quelle strategie produttive che possono orientare le scelte di coloro che vogliono oggi riprendere a coltivare canapa in modo redditizio.


Si parla dunque delle sementi -varietà, risultati attesi e problematiche di approvvigionamento – della preparazione del terreno, della raccolta – metodi e macchine e produzioni attese.

Ricapitolando i costi imputabili ad un ettaro coltivato si aggirano tra 900 e 1000 euro.

I ricavi della vendita dei prodotti agricoli, paglie e semi, sarebbero mediamente di 2400 euro, lasciando quindi all’agricoltore un margine lordo di circa 1400 euro. Questi risultati economici sono alla portata della maggior parte delle aziende agricole che operano in Italia, ma ci saranno differenze significative in più o in meno dipendenti da alcune variabili e cioè qualità e preparazione del suolo, scelta della varietà, epoca di raccolta, efficienza delle macchine e perizia degli operatori, andamento climatico.

In generale possiamo dire che non è consigliabile coltivare piccoli e piccolissimi appezzamenti dove le macchine per trebbiare non hanno accesso. A questi agricoltori che vogliono produrre la canapa per usi specifici, come la fitoterapia, l’estrazione di olii essenziali, la produzione di birra alla canapa, la cosmesi, le tisane, in cui non necessitano quantità importanti di prodotto, ma una maggiore attenzione alla qualità, consigliamo di studiare metodi di coltivazioni alternativi.
La strada maestra per le produzioni a pieno campo, dai 3 ettari in su, si focalizza sulla produzione di semi per olio e sulla prima lavorazione delle paglie vicino al luogo di coltivazione.

La strategia che Toscanapa intende perseguire stravolge l’impostazione standard di questo sistema agro-industriale perché intendiamo incentivare l’uso di macchinari mobili di stigliatura/cippatura nelle zone di produzione agricola, nei pressi di un centro di stoccaggio. Quando la riserva di materia prima sarà stata tutta lavorata, le macchine verranno trasportate in un altro centro di stoccaggio. In questo modo si dovrebbe limitare la circolazione di mezzi pesanti che trasportano le paglie, con benefici per l’ambiente e .. per le spese connesse, ed inoltre si possono costituire dei magazzini localizzati di prodotti , come il canapulo per l’edilizia, che altrimenti sarebbe troppo costoso consegnare a destinazione.

I conti economici sono sempre un’astrazione e vanno poi verificati nelle realtà produttive, che sono molto diverse l’una dall’altra. I dati che abbiamo utilizzato sono derivati dalla conoscenza diretta di operatori del settore, italiani ed europei, e da numerose verifiche “sul campo”.

Analizzando i risultati economici possiamo in conclusione dire che è senz’altro conveniente per l’operatore agricolo commercializzare un prodotto trasformato, anche all’ingrosso, piuttosto che limitarsi a vendere il seme e/o le balle di paglia di canapa. Poco cambia se si vende il trinciato solamente oppure il seme ed il trinciato.

I risultati economici migliori in assoluto si ottengono facendo trinciare le paglie e facendo pressare il seme per ricavarne olio e farine proteiche, oppure decorticando il seme.

Divertitevi a definire un progetto produttivo, “dal seme alla tavola”, “dal campo al cantiere edile” ecc. e non dimenticate che …. bisogna sempre fare prodotti di qualità e … la strada è lunga ed irta di ostacoli tecnici e naturali, per cui occorre mettere in gioco tutto l’ingegno di cui saremo capaci.

Buon lavoro!!!
Cesare Tofani


Le Malattie più gravi che possiamo curare con la Marijuana



La Cannabis è la pianta più ILLEGALE di questo pianeta, ma cosa avrà mai combinato da poter essere considerata così pericolosa? Com’è possibile che un organismo vivente venga considerato illegale? Partiamo da questi due presupposti:

- Non esiste alcuna prova che abbia dimostrato un morte per overdose da marijuana;

- La marijuana è una pianta dalle straordinarie capacità: abbassa la pressione sanguigna, allevia il dolore e inibisce i sintomi dell’HIV, combatte il Cancro, è un potente anti-infiammatorio, anti-ossidante e neuro-prottettivo. Capite ora perchè è illegale?


La Cannabis è una delle piante curative più potenti di questo pianeta, da decenni riviste e ricerche pseudo-scientifiche cercano di dimostrare la pericolosità e tossicità di questa pianta. Ne abbiamo viste di tutti i colori: pubblicità progresso, campagne di disinformazione, decine di studi hanno tentato invano di dimostrare che i giovani che fanno uso di cannabis tendono a soffrire di problemi sociali , psicologici e declino mentale . In realtà non vi è alcuna prova di tutto ciò, NEANCHE UNA!


Sono centinaia, se no migliaia, le ricerche indipendenti che smontano totalmente queste tesi assurde. Esistono migliaia di documenti e testimonianze, basta fare qualche piccola ricerca e ognuno di noi può trovare tanto di quel materiale da far impallidire anche il medico più preparato.


Non a caso negli Stati Uniti la Marijuana viene considerata pericolosa tanto quanto l’Eroina e senza alcuna proprietà medico-curativa, ammettere tutto ciò significherebbe andare contro i giganteschi introiti provenienti dalla CURE TRADIZIONALI sponsorizzate dalle solite LOBBY e CASE FARMACEUTICHE. In più significherebbe ammettere che tantissime persone sono state arrestate e detenute senza alcun motivo reale, non dimentichiamoci che la metà degli arresti per droga negli USA sono per la Marijuana.



Se da un lato queste numerose ricerche dimostrano la totale infondatezza sulla presunta pericolosità della marijuana, dall’altro aprono uno scenario sconosciuto sulle straordinarie capacità della pianta contro gravi malattie e disturbi. Di seguito elenco 10 fra le più gravi e diffuse Malattie che si possono curare e prevenire grazie alla Marijuana.


1) Cancro: E’ stato testato che I componenti attivi della Marijuana sono in grado di inibire e uccidere le cellule tumorali, sono numerosissimi i risultati ottenuti dai test su cellule cancerogene in laboratiorio, ma nessuna di queste informazioni viene diffusa ufficialmente;


2) Sindrome di Tourette: è un disordine neurologico ad esordio nell’infanzia che molte volte sparisce durante l’adolescenza. È caratterizzato dalla presenza di tic motori e fonatori incostanti, talvolta fugaci, altre volte cronici, la cui gravità può variare da estremamente lievi a invalidanti. IL Dr. Kirsten Mueller- Vahl della Hannover Medical College in Germania, insieme ad un team specializzato, ha dimostrato che somministrando ai pazienti affetti da questa sindrome i CANNABINOLI, si è riscontrato un calo drastico dei sintomi già dalle prime ore.


3) Crisi Epilettiche: La Marijuana ha delle ottime proprietà di rilassamento muscolare e antispasmodiche, proprio per questo il suo uso è un ottimo trattamento contro le crisi epilettiche. Ci sono tantissimi casi di persone affette da queste crisi guarite grazie al suo utilizzo.


4) Emicrania: da quando in California la Marijuana è stata legalizzata per uso terapeutico negli ospedali, si sono registrati più di 300.000 mila casi di emicrania risolti, casi irrisolvibili con le terapie “tradizionali”.


5) Glaucoma: Il trattamento con la Marijuana in pazienti affetti da Glaucoma è tra i più documentati, e anche qui i risultati sono stupefacenti;


6) Sclerosi Multipla: Anche qui abbiamo numerosi casi documentati, anche di personaggi famosi. Qui le sostanze nella Marijuana lavorano per fermare gli effetti neurologici e gli spasmi muscolari derivanti da questa malattia mortale .


7) ADD e ADHD ( o meglio conosciuta coma Sindrome da deficit di attenzione e iperattività): il paragone con il RITALIN, il farmaco più utilizzato contro questa malattia, è decisamente imbarazzante. Con l’uso della Marijuana si ottengono gli stessi risultanti ma senza i numerosi effetti collaterali che si hanno con l’utilizzo del farmaco.


8) Morbo di Crohn: è stato dimostrato che la Marijuana può aiutare i malati affetti da questa malattia contro i sintomi più comuni come nausea, dolori addominali e diarrea;


9) Alzheimer: Nonostante tutto quello che si è detto sui danni che provoca la Marijuana al nostro cervello, L’Istituto SCRIBBS nel 2006 ha invece dimostrato che il THC presente nella pianta aiuta nel prevenire l’Alzheimer, bloccando l’accumulo di depositi nel cervello, causa principale della malattia.


10) Sindrome Premestruale: anche in questo caso l’utilizzo della Marijuana è indicato per alleviarne i sintomi.


I Cannabinoidi possono prevenire il Cancro, ridurre gli infarti del 66% e il Diabete del 58%. Il dr William Courtney, esperto in cure a base di Cannabis, consiglia una BUONA PREVENZIONE GIORNALIERA DELLA PROPRIA SALUTE CON: 100-200 ml di succo ricavato dal fiore e dalle foglie di qualsiasi pianta di canapa, 5mg di Cannabidiolo (CBD) per Kg di peso corporeo, insalata di semi e germogli di canapa ed infine 50 mg di THC da prendere in 5 dosi giornaliere.




Fonte: blog.saltoquantico.org


Canada: lotteria mette in palio una fornitura annuale di marijuana




dolcevitaonline.it - Vi piacerebbe vincere una fornitura annuale di marijuana? Beh, se avete la cittadinanza canadese o contate di riuscirne a recuperare una per il prossimo luglio ora ci potete provare. Questa è infatti la singolare nuova iniziativa della “Lift Cannabis Society”, che ha lanciato il concorso “Get Happy Canada“, che mette in palio un grammo di erba al giorno per un anno. L’iniziativa – si spiega nel sito – è stata pensata per sensibilizzare l’opinione pubblica canadese sulle virtù della cannabis a scopi terapeutici e per informarla della nuova legge canadese sul diritto a questo tipo di cure.


Il vincitore potrà scegliere un fornitore ufficiale dal quale acquistare cannabis e la Lift Cannabis Society si occuperà di saldare il conto. Anche se il concorso è destinato a promuovere la marijuana medica, le norme prevedono che non sia necessario per una persona essere in possesso della prescrizione per iscriversi al concorso. Tuttavia, è necessario che il vincitore sia in grado di farsi effettuare una regolare prescrizione medica entro il 18 luglio, anche perché in Canada il consumo per scopi ludici è ancora vietato, ma ottenere le ricette anche per piccoli disturbi del sonno o dell’appetito – così come in molti stati Usa – non è particolarmente complicato.


"E' ora di piantarla" Campagna nelle scuole per legalizzare la cannabis



"E' ora di piantarla, è ora di legalizzarla". E' questo il titolo della campagna pro-cannabis organizzata dalla Federazione degli Studenti Bergamo e Federazione degli Studenti Bassa Bergamasca che il giorno lunedì 12 maggio, hanno svolto un'attività di volantinaggio all'ingresso degli istituti superiori.



"E' ora di piantarla, è ora di legalizzarla". E' questo il titolo della campagna pro-cannabis organizzata dalla Federazione degli Studenti Bergamo e Federazione degli Studenti Bassa Bergamasca che il giorno lunedì 12 maggio, hanno svolto un'attività di volantinaggio all'ingresso degli istituti superiori di Bergamo, Treviglio e Romano di Lombardia e nei principali luoghi di ritrovo dei giovani bergamaschi.

L'obiettivo è quello di sensibilizzare sul tema della legalizzazione delle droghe leggere, come spiega Federico Crotti, il portavoce provinciale del gruppo: "Noi riteniamo che, al di là del principio etico che dovrebbe permettere a ogni individuo di gestirsi in piena libertà quando non c'è rischio per gli altri, vada discusso su quelli che sono gli effetti che le attuali politiche proibizioniste hanno sia in termini economici sia in termini di consumi. Tra costi della repressione, costi processuali e costi carcerari lo Stato si trova a sopportare grosse spese (la stima è attorno ai 2 miliardi all'anno) che non hanno nessun effetto sulla diminuzione dei consumi".

La legalizzazione, secondo Crotti, potrebbe assestare anche un duro colpo alle organizzazioni criminali: "Come già lo scrittore antimafia Roberto Saviano ha evidenziato, con la legalizzazione delle droghe leggere si toglierebbero una grossa fetta di introiti alla mafia. La legalizzazione delle droghe leggere in sintesi dovrebbe portare a un introito strutturale di circa 10 miliardi l'anno (considerando le stime al ribasso), uno snellimento del sistema giudiziario e carcerario, un indebolimento delle mafie, minori costi sanitari, un aumento degli occupati regolari e del PIL. Non si riesce a capire perché questa strada non sia ancora stata intrapresa!".

Una campagna, quella nelle scuole bergamasche, con un intento preciso: "Noi di federazione degli studenti speriamo di riaprire il dibattito sulle droghe leggere sia nel mondo giovanile che in quello “adulto”. Si possono avere opinioni differenti in merito a questo tema ma quello che è certo è che con si può continuare con la situazione attuale".


Fonte: bergamo news

Il 31 Maggio la quattordicesima edizione della Canapisa Street Parade



cannabistour ) - Si terrà il 31 Maggio la quattordicesima edizione della Canapisa Street Parade. L’appuntamento è alle 16 in P.zza Sant’Antonio. I promotori affermano: “Sosteniamo le pratiche e le esperienze di riduzione dei rischi. Sosteniamo i cannabis social club (CSC) a fini medici e ricreativi. 
Contrastiamo la cultura securitaria e la carcerazione di massa. Amnistia subito! Contrastiamo la medicalizzazione della società di cui psicofarmaci e elettroshock sono simboli emblematici. Consideriamo la canapa come una valida alternativa ecologica nell’ambito medico, alimentare e manifatturiero“. E denunciano: “Lottando contro il proibizionismo si va a toccare una delle più importanti economie del pianeta e vengono a galla molti scheletri nascosti dai quali il fragore della guerra ai drogati vuole distogliere l’attenzione. Il progetto di una società senza droghe ad ogni costo è un’idea cieca e disumana che cela agli sguardi gli interessi di coloro che ci guadagnano effettivamente“.

Marino: si' a marijuana libera, proibizionismo ha fallito



(AGI) - "La depenalizzazione della marijuana deve essere considerato un punto di partenza, perche' gli anni di proibizionismo non hanno portato nessun risultato nella prevenzione del drammatico aumento nell'uso di droga", e "nuove forme di legalizzazione potrebbero essere sperimentate in medicina ma anche per colpire la criminalita' organizzata". Lo ha detto il sindaco di Roma, Ignazio Marino, intervenendo oggi all'ottava conferenza annuale della Societa' internazionale per gli studi sulla politica delle droghe, nella sede del Cnr. Il sindaco della Capitale che si e' detto "favorevole alla possibilita' di liberalizzazione della cannabis per uso medico o personale", ha sottolineato che "nel 2011 piu' di un milione di piante sono state confiscate nel nostro Paese contro le 73mila in Francia", e che "la criminalita' organizzata ancora gestisce grandi porzioni del traffico internazionale: ci sono abbastanza ragioni per riaprire il dibattito oggi in Italia, in un tempo in cui una riforma delle leggi sulle droghe e' necessaria a livello nazionale e internazionale".

Senato dà via libera al dl droghe: passi avanti

La nuova legge sulle droghe passa con fiducia, distinzione tra 'leggere' e 'pesanti'



( Rai news) - Via libera del Senato alla legge di conversione del decreto legge sulle droghe e i farmaci off label. 
Dopo l'ok della Camera, e senza modificare il testo, l'Aula di palazzo Madama ha approvato la questione di fiducia posta dal governo con 155 sì, 105 no e nessun astenuto. Il provvedimento ora è legge e in attesa di pubblicazione sulla Gazzetta Uffciale. 

Questo provvedimento "cercava un equilibrio delicato che è stato raggiunto, sono stati fatti passi in avanti su alcune urgenze". Lo ha detto la senatrice democratica Emilia Grazia De Biasi, presidente della commissione Sanità del Senat, nella sua dichiarazione di voto sulla fiducia al dl droga. 

"Dal punto di vista della giustizia, non vi è nessun cedimento, ma un interesse a curare, riabilitare e prevenire, e non solo a sorvegliare e punire. In nome del diritto mite vogliamo finalmente entrare nella modernità dal volto umano", ha aggiunto. 




Nuova legge sui stupefacenti

NUOVA LEGGE SULLE DROGHE: CE NE PARLA CLAUDIA STERZI DI A.R.A.



Presto (forse anche nella giornata di domani Martedì 13 Maggio) l’Italia avrà una nuova legge in materia di stupefacenti. Purtroppo sinora il dibattito si è svolto principalmente all’ombra delle commissioni parlamentari, e con lo stile “frettoloso” che contraddistingue il Legislatore degli ultimi anni. C’avevo capito poco e così ho chiesto a Claudia Sterzi, una sociologa che può vantare una militanza più che trentennale nelle file dell’attivismo anti-proibizionista, di spiegarmi per sommi capi come sarà (o potrebbe essere) la nuova legge sulle droghe. Claudia anima e dirige A.R.A., Associazione Radicali Antiproibizionisti , ed è forse la persona più autorevole che io conosca in materia di politiche anti-droga. Ecco l’intervista:

Erremmenne: Quando e perché lei ha deciso di abbracciare la causa anti-proibizionista? Claudia Sterzi: Il quando è davvero lontano, sono stata antiproibizionista fino dagli anni 70, quando giovanissima assistetti alla diffusione delle droghe a Firenze, e fino da allora fu chiaro come la persecuzione poliziesca e giudiziaria non servisse ad altro che ad aumentare vertiginosamente il consumo e i guadagni della malavita.


In che modo l’aumentava, esattamente? Con lo stesso meccanismo che permise ai mafiosi negli Stati Uniti, negli anni 30, di costruire solide fortune vendendo alcol di contrabbando; soldi che poi vennero reinvestiti in altre imprese, come corruzione dei politici e delle forze dell ordine, intromissione negli appalti e nella vita pubblica, ecc.ecc La proibizione aumenta la domanda, con un meccanismo che non importa spiegare perché si spiega da sé, basta proibire qualcosa ad un bambino e vedere dove si dirige appena giri gli occhi; aumenta il prezzo, perché va calcolato il rischio; inoltre, non comporta controlli di nessun genere sul prodotto, che può essere adulterato a piacimento.


Cos’è @.R.A. Come e quando nasce? Associazione radicale antiproibizionista, nasce nel 2008 per rilanciare la battaglia antiproibizionista radicale, per la legalizzazione di tutte le droghe; eravamo sotto la legge Fini-Giovanardi e iniziammo con iniziative su due temi, sui quali secondo me si accaniva una estrema deriva del proibizionismo, cioè la cannabis terapeutica, laddove si impediva ai malati di accedere ai farmaci cannabinoidi, a causa della demonizzazione della canapa, e i test antidroga, che vedevo come un controllo sui comportamenti privati dei cittadini con la scusa della sicurezza.

Ecco, la Fini-Giovanardi. Cosa cambia nel passaggio a questa nuova legge che sta per essere approvata? Forse verrà reintrodotta la distinzione tra droghe “leggere” e “pesanti”, forse, e dico forse perché dobbiamo ancora vedere come saranno recepiti gli odg (ordine del giorno, ndErremmenne) presentati. Diminuiscono le pene. A parte questo, è lo stesso impianto proibizionista di sempre, e rimane il divieto assoluto di coltivazione.



E rispetto alla Iervolino-Vassalli quali novità? Non molte, un solo cambiamento significativo è stato portato alla strategia antidroga italiana, ed è quello introdotto con il referendum radicale del 1993, che stabilì il concetto di non punibilità dell’uso personale, abrogando il primo comma della Iervolino-Vassalli.

E il d.l. Lorenzin recepisce questo concetto? Nominalmente sì, così come la Fini-Giovanardi. Ovviamente poi succede spesso che il confine tra dose personale e spaccio sia labile, perché si acquista anche per altri, o perché si acquista una dose che duri del tempo, ecc.ecc. Rimane comunque una delle cose più assurde, cioè che chi compra per uso personale in piazza incorre in sanzioni amministrative, chi per lo stesso uso personale coltiva una pianta incorre in sanzioni penali.

Quali, secondo lei, i difetti più evidenti di quest’ultimo D.l.? Al momento, la minimale differenza con la legge precedente, che ha riempito le carceri e ingrassato la criminalità organizzata. Vediamo però il documento finale, che potrebbe risultare ancora peggiore.

Quattro tabelle in luogo di due sole. Cosa vorrà dire? La divisione in quattro tabelle va incontro alla necessità di classificare più di 500 nuove sostanze, che sono state immesse sul mercato dal 2006 ad oggi.

La cannabis dovrebbe essere in due di queste quattro: una con la cannabis “naturale” l’altra con quella “arricchita”. che senso ha questa distinzione? La cannabis, per ora, è in una tabella creata appositamente per questa sostanza, ma un odg impegnerebbe il Governo a rivedere la collocazione della cannabis ad “alto contenuto di THC”, una decisione assurda sotto molto punti di vista, non ultimo l’impossibilità per i consumatore di sapere, al momento dell’acquisto, il contenuto in THC. Ma rimandiamo questo tema al momento in cui la legge verrà varata.

Perchè s’è proceduto a suon di voto di fiducia? Questo andrebbe chiesto al Governo … il voto di fiducia e lo strumento del decreto legge di urgenza, già bocciato dalla Corte Costituzionale, impedisce di fatto il dibattito parlamentare e di conseguenza quello pubblico.

Che ne sarà delle possibilità che la pronuncia della Corte Costituzionale aveva aperto in materia di revisioni dei processi? Dovrebbe, in teoria, applicarsi la nuova legge, anche retroattivamente, e questo potrebbe liberare qualche posto nelle carceri italiane, già tanto sovraffollate da meritarsi ingenti multe da parte dell Europa. Ma anche su questo aspettiamo tutto il decorso legislativo e … incrociamo le dita.

Quando comincia la storia del proibizionismo in Italia, e perchè? In Italia, così come in tutto il mondo, il proibizionismo inizia, dopo il fallimentare esperimento con gli alcolici, e altri svariati prologhi, col Narcotics Act degli anni 60; e con la “war on drugs” lanciata da Nixon nel 1971. Tutti i paesi sono stati obbligati a seguirne l’esempio, determinando quello che la Global Commission on drugs, un ente indipendente che sta producendo rapporti autorevoli e dettagliati sul fallimento della guerra alla droga, definisce “imperialismo sulle politiche sulle droghe”.

Quando finirà la War on drugs? Il movimento antiproibizionista sta crescendo in modo incisivo, e in più parti si invoca una fine a questa strategia rivelatasi dannosa, oltre che inutile. Temo che in Italia, dove la malavita è molto forte, e i movimenti antipro molto divisi tra loro, resterà una delle ultime sacche di resistenza del proibizionismo.

Quali sono le ragioni per abbandonare questa War on drugs? La guerra alla droga non ha avuto gli effetti sperati; il consumo è aumentato vertiginosamente, in tutto il mondo, e sono stati sprecati miliardi di dollari; interi Stati sono sotto il controllo dei narcotrafficanti, per esempio il Messico o la Guinea Bissau; gli scontri tra bande di trafficanti e forze dell ordine hanno prodotto, nel solo Messico, 165.000 morti. Non solo non è servita a nulla, ma ha generato violenza sociale, corruzione, spreco di denaro pubblico ed ha riempito le carceri di tutto il mondo di consumatori e di piccoli spacciatori, mentre chi movimenta tonnellate resta il più delle volte totalmente impunito, grazie al potere che deriva dalla gestione di uno dei maggiori business al mondo, insieme al traffico delle armi e degli esseri umani. La proibizione si basa su un errore di fondo, perché non esiste una correlazione razionale tra la tossicità dei prodotti e la proibizione, basti pensare alla cannabis (0 morti), e al tabacco (Italia, 70.000 morti/anno). Inoltre lo Stato non dovrebbe giudicare sui comportamenti privati dei cittadini e sui loro consumi, secondo il principio liberale “se non c’è vittima non c’è reato”.

Vede qualcuno, in Parlamento, che vorrebbe, potrebbe e saprebbe mettere la parola fine a questa lunga parentesi proibizionista? Vedo molti pronti a “cavalcare” l’argomento, specialmente in periodo elettorale, ma dopo tante delusioni meglio aspettare i fatti. Le parole non servono più.



Ieri a Roma corteo Million Marijuana March.

Million Marijuana March, corteo da Ostiense a San Giovanni: "Vogliamo l'Umanopolio"
Da piazzale dei Partigiani a San Giovanni il corteo della quattordicesima edizione italiana della Million Marijuana March. Lo slogan: "L'era dell'Umanopolio, nè con le narcomafie nè con le multinazionali"

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Il corteo Million marijuana march che, da piazzale dei Partigiani a piazza San Giovanni, ha visto sfilare nella Capitale decine di sostenitori della legalizzazione della cannabis.
La quattordicesima edizione italiana della tradizionale Million marijuana march vuole inaugurare «l’era dell’Umanopolio, nè con le narcomafie nè con le multinazionali». È questo lo slogan scelto dagli organizzatori della marcia che chiede «la fine della persecuzione delle persone che utilizzano sostanze rese illecite dal proibizionismo, il diritto all’uso terapeutico immediato per i pazienti che necessitano della cannabis e il diritto a coltivare liberamente una pianta che è un pezzo del patrimonio botanico del pianeta che appartiene all’umanità». (Ansa/Ferrari)